domenica 10 giugno 2012

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO






Domenica scorsa ci siamo lasciati dicendo:
Che senso avrebbe, in definitiva, sapere chi è Dio se poi non elevo la mia umanità alla sua divinità?
Afferma l’apostolo Giovanni:

“Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio”
Così che Lui, il Figlio, rivelatore della SS. Trinità, rimanere con noi “fino alla fine del mondo”.
Questa domenica celebriamo il SS. Sacramento, colui che è con “fino alla fine”. Nell’Eucaristia troviamo l’intima unione con Dio, Unità e Trinità, e nello stesso tempo incontriamo i fratelli e le sorelle, intimamente uniti a Gesù Cristo, che per ciascuno di noi ha dato la vita.



La solennità odierna affonda le sue radici nel XIII secolo. A Liegi: attraversa l’esperienza mistica della beata Giuliana, priora nel Monastero di Monte Cornelio. Fu inizialmente approvata la festa dal vescovo del luogo nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l'ottava della Trinità. Ci fu poi un miracolo eucaristico a Bolsena nel 1263. Venuto a conoscenza dell'accaduto Papa Urbano IV (cioè Giacomo Pantaleone, arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana) istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità.



In seguito la popolarità della solennità crebbe grazie al Concilio di Trento, si diffusero le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa.
La festa del Corpus Domini è inseparabile dal Giovedì Santo, dalla Messa in Coena Domini, nella quale si celebra solennemente l’istituzione dell’Eucaristia. Mentre nella sera del Giovedì Santo si rivive il mistero di Cristo che si offre a noi nel pane spezzato e nel vino versato, oggi, nella ricorrenza del Corpus Domini, questo stesso mistero viene proposto all’adorazione e alla meditazione del Popolo di Dio, e il Santissimo Sacramento viene portato in processione per le vie delle città e dei villaggi, per manifestare che Cristo risorto cammina in mezzo a noi e ci guida verso il Regno dei cieli. Quello che Gesù ci ha donato nell’intimità del Cenacolo, oggi lo manifestiamo apertamente, perché l’amore di Cristo non è riservato ad alcuni, ma è destinato a tutti.
Infatti il Vangelo odierno ci richiama in questo senso: “E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti” (Mc 14)
Se nella Solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda all'Istituzione dell'Eucaristia, scrutando il mistero di Cristo che ci amò sino alla fine donando se stesso in cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue, nel giorno del Corpus Domini (definito dopo il Concilio Vaticano II, con la riforma liturgia: solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo) l'attenzione si sposta sull'intima relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico.
Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse:
“Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18).



La I lettura (Esodo, ripresa diversamente nella Lettera agli Ebrei – II Lettura – e nel Vangelo) ci richiamo all’evento della Pasqua antica o mosaica o ebraica.
In essa il sangue animale veniva usato come “sangue dell’alleanza” con il quale aspergeva il popolo per la sua purificazione rituale. Segno del patto di alleanza tra Dio e il suo popolo.
Questo gesto mosaico rimane comunque un segno umano.
Il sangue di Cristo, invece, non è segno, ma è la sorgente dell’alleanza nuova ed eterna. Che è versato non per un solo popolo ma per tutti i popoli.
Il Corpo e Sangue di Cristo sono allora il mezzo attraverso il quale noi siamo uniti intimamente alla SS. Trinità attraverso Cristo. Siamo così Comunione dopo Comunione trasformati affinché, come dice la II lettura: “serviamo al Dio vivente”.
Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui.




La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo.
Da qui, dall’Eucaristia, deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche.
Pensiamo a Don Bosco, al Santo Cottolengo, ... molti santi dell’Ottocento, epoca della santità sociale, erano dei mistici dell’Eucarestia.
Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna.


Gesù Eucaristia, il Risorto, ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Grazie, Signore Gesù! Grazie per la tua fedeltà, che sostiene la nostra speranza. Amen.

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