mercoledì 2 febbraio 2011

"La Candelora" - 2 febbraio



PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
FESTA

Festa delle luci (cfr Lc 2, 30-32), ebbe origine in Oriente con il nome di «Ipapante», cioè «Incontro». Nel sec. VI si estese all’Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con la solenne benedizione e processione delle candele popolarmente nota come la «candelora». La presentazione del Signore chiude le celebrazioni natalizie e con l’offerta della Vergine Madre e la profezia di Simeone (Lc 2, 33-35) apre il cammino verso la Pasqua.

(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa di Milano secondo il rito romano)






Festa della
Presentazione DI GESù AL Tempio,
dai Greci chiamata Ipapánte



Madonna della Candelora
Chiesa di S. Pietro in Davoli (CZ)


Il Martirologio Romano, il 2 febbraio, ricorda la “Festa della Presentazione del Signore, dai Greci chiamata Ipapánte: quaranta giorni dopo il Natale del Signore, Gesù fu condotto da Maria e Giuseppe al Tempio, sia per adempiere la legge mosaica, sia soprattutto per incontrare il suo popolo credente ed esultante, luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele”.

Maria e Giuseppe portarono il Bambino al Tempio di Gerusalemme quaranta giorni dopo la sua nascita, per offrirlo a Dio. Questa cerimonia era prescritta per tutti i figli maschi primogeniti in ossequio al comando di Mosè (Es 13,2 e 13,11-16) e consiste ancor oggi per gli israeliti nel riscatto del bambino tramite un'offerta. Simultaneamente la puerpera compiva l'offerta prescritta sempre secondo la legge mosaica (Lv 12, 6-8). Durante la visita, incontrarono Simeone, cui era stato predetto che non sarebbe morto prima di vedere il Messia. Simeone lodò il Signore con le parole che ora sono note come Nunc dimittis o Cantico di Simeone, nelle quali annuncia che il Bambino sarebbe stato luce per le nazioni e gloria di Israele. Subito dopo Simeone profetizzò la sofferenza di Maria. Il Vangelo riferisce anche le profezie messianiche della profetessa Anna, un'ottantaquattrenne vedova che si trovava nel Tempio e identificò anch'essa pubblicamente il bambino come il Messia.

È la festa delle luci, quaranta giorni dopo la sua nascita, il bambino Gesù è condotto al Tempio: la casa di Dio, tra gli uomini, e così Colui che si è incarnato nel popolo di Abramo, nella stirpe regale di Davide, e nel popolo sacerdotale di Levi, adempie la legge di Mosè, operando così l’incontro del suo popolo nella persona del vecchio e saggio Simeone e nell’anziana profetessa Anna. Proprio per questo, la festa di origine orientale, fu denominata Ipapánte, cioè “incontro”.

Così l’evangelista Luca, narra l’episodio:
“Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". (Lc 2, 22-32)



Madonna della Candelora  - Specchia (LE)


La prima testimonianza di questa festa è del secolo IV a Gerusalemme, festa cristologica, con un’intersa connotazione mariana. In essa si celebrava la “Purificazione della Beata Vergine Maria”, perché, secondo l'usanza ebraica, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù. Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l'Epifania), e la prima testimonianza al riguardo ci è data da Egeria nel suo Pellegrinaggio in Terra Santa (Itinerarium Egeriae, tra il 381 e il 384): “Il quarantesimo giorno dopo l’Epifania è qui celebrato veramente con grande solennità. In quel giorno infatti si fa una processione all’Anastasis e tutti vi partecipano; ogni cosa si compie con grande festa, come a Pasqua. Predicano tutti i sacerdoti e pure il Vescovo”.

Nei secc. V-VI la festa si estese in Occidente con sviluppi originali. Roma adottò la festività verso la metà del VII secolo; papa Sergio I (687-701) istituì la più antica delle processioni penitenziali romane, che partiva dalla chiesa di S. Adriano al Foro e si concludeva a S. Maria Maggiore. Mentre in Gallia  - come già a Gerusalemme nel V secolo - con la solenne benedizione e processione delle candele. Il rito della benedizione delle candele, di cui si ha testimonianza già nel IV secolo, si ispira alle parole di Simeone: "I miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti". Da questo significativo rito è derivato il nome popolare di festa della “Candelora”. La denominazione di "Candelora" data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza del rito del Lucernare, di cui parla Egeria: "Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima", con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali.

Infatti da una notizia già di S. Beda il Venerabile (secolo VII), le processione penitenziali sarebbero in contrapposizione alla processione dei Lupercalia dei romani - I Lupercali erano una festività romana che si celebrava nei giorni nefasti di febbraio, in onore del dio Fauno, in quanto Luperco; cioè protettore del bestiame ovino e caprino dall'attacco dei lupi; oppure secondo un'altra ipotesi, i Lupercalia ricordano il miracoloso allattamento dei due gemelli Romolo e Remo da parte di una lupa  - Questa interpretazione di S. Beda ritrova un riscontro nel pontificato di S. Gelasio I (secolo V) che ottenne dal Senato l'abolizione dei Lupercali ai quali fu sostituita nella devozione popolare la festa appunto della Candelora.

Papa Sergio I (VII – VIII secolo) stabili l’uso della processione a Roma, che di seguito assunto una connotazione penitenziale. La dimensione penitenziale e di purificazione aveva reso l’usanza, fino al 1960, di paramenti di color viola.

La riforma liturgica della seconda metà del ‘900, ha riporto lo sguardo non tanto sulla Madre e sul gesto legale in esso compiuto, ma denominandola festa della “Presentazione del Signore”, porta a compimento le celebrazioni natalizie – festa di luci e di incontri - e con l’offerta della Vergine Madre e la profezia di Simeone apre il cammino verso la Pasqua. Infatti l’offerta di Gesù al Padre, compiuta nel Tempio, prelude alla sua offerta sacrificale sulla Croce.

L'incontro del Signore con Simeone e Anna nel Tempio accentua l'aspetto sacrificale della celebrazione e la comunione personale di Maria col sacrificio di Cristo, poiché quaranta giorni dopo la sua divina maternità la profezia di Simeone le fa intravedere le prospettive della sua sofferenza: "Una spada ti trafiggerà l'anima”: Maria, grazie alla sua intima unione con la persona di Cristo, viene associata al sacrificio del Figlio. Tutto questo da una sguardo cristologico-salvifico alla festa, che nella sua dimensione luminosa ci ricorda le feste del Natale appena trascorse, ma ci apre alla grande luce della Veglia pasquale, frutto del sacrifico della Croce del Redentore, sotto lo sguardo della S. Madre di Dio, la Corredentrice.



Madonna della Pietà
Edicola presso la Chiesa di S. Lucia Davoli (CZ)


Questa è la storia e il significato teologico della festività. La tradizione cattolica benedice alla festa della Presentazione di Signore le candele, che vengono portate a casa come segno di luce, accese a protezione dei fulmini e del maltempo, ma anche vengono usate il giorno seguente, legate con un nastro rosso a forma di croce, con cui il sacerdote benedice la gola nella festa di San Biagio.


La Candelora, collocata a mezzo inverno nel tempo astronomico, coincide nel ciclo agreste - vegetativo con la fine dell'inverno e l'inizio della primavera; il più famoso detto popolare a riguardo infatti recita:

"Quando vien la Candelora
de l'inverno semo fora;
ma se piove o tira il vento
de l'inverno semo dentro."

Questo sta a indicare che se il giorno della candelora si avrà bel tempo, si dovranno aspettare ancora diverse settimane perché l'inverno finisca e giunga la primavera. Al contrario, se alla candelora fa brutto, la primavera sta già arrivando.

La Candelora in alcuni luoghi viene chiamata "Giorno dell'orso". In questo particolare giorno, l'orso si sveglierebbe dal letargo e uscirebbe fuori dalla sua tana per vedere come e' il tempo e valutare se sia o meno il caso di mettere il naso fuori. Un proverbio piemontese in questo senso recita:

"se l'ouers fai secha soun ni,
per caranto giouern a sort papì"

Ovvero, se l'orso fa asciugare il suo giaciglio (cosa che starebbe a indicare tempo bello per quel giorno) per quaranta giorni non esce più.

L'orso era anche protagonista di alcuni riti rurali del mese di febbraio, collocati nel ciclo agreste - vegetativo.

Per gli americani è invece la marmotta a decretare l'arrivo o meno della primavera. Il 2 febbraio viene chiamato il "giorno della marmotta" e, in particolare, un paese chiamato Punxsutawney, a nord di Pittsburgh in Pennsylvania, ospita il Groundhog Day. In questo giorno, una marmotta chiamata Punxsutawney Phil è al centro di una rappresentazione in cui viene fatta uscire dalla sua tana e se vede la sua ombra, l’inverno continuerà per altre sei settimane.



Madonna della Candelora
Chiesa Sant'Anna in Bari





Bibliografia e Siti

  • C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
  • Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2011
  • O’Donnell Christopher – Celebrare con Maria – Libreria Editrice Vaticana, 1994
  • Ravari Gianfranco – L’Albero di Maria – Ed. Paoline, 1993
  • Sito Web di lucedistrega.net
  • Sito Web di santibeati.it
  • Sito Web di wikipedia.org

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