mercoledì 10 novembre 2010

La riforma del clero






San Carlo era convinto che per attuare una fruttuosa riforma nella vita diocesana fosse necessario cominciare dalla riforma del clero. E il primo punto fu la sua formazione umana, spirituale e culturale. Prima del concilio di Trento la preparazione del clero era molto approssimativa e molti preti vivevano nell’ignoranza e talvolta nell’immoralità. Il primo rimedio fu quello di istituire una rete di seminari, dove gli aspiranti al sacerdozio avessero la possibilità di una preparazione seria e rigorosa, sia dal punto di vista spirituale, sia dal punto di vista culturale, con un programma di vita ordinato e un piano di studi letterario e teologico ben preciso. Ed è sempre all’interno del suo progetto di riforma del clero che dobbiamo inserire anche la fondazione della congregazione degli oblati: erano (e sono) sacerdoti diocesani che si legavano direttamente all’arcivescovo con un voto di obbedienza e la disponibilità piena ad assumere incarichi di emergenza o mansioni particolarmente delicate, rinunciando a ogni forma di privilegio o di esenzione. Concezione precorritrice dell’attuale idea di dedicazione del prete alla Chiesa locale nel segno della diocesanità.
(di mons. Marco Navoni)

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