sabato 4 settembre 2010

Rocco e i suoi fratelli (4)




S. Agazio di Bisanzio
Davoli (CZ)

PARTE TERZA

La terza parte tratta, in modo molto breve, della vita dei Santi:

  • Agazio di Bisanzio, patrono dei comuni di Guardavalle e Squillace (CZ) e dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace.
  • Andrea apostolo, patrono di Sant’Andrea Apostolo sullo Ionio (CZ)
  • Marziale di Roma, patrono di Isca sullo Ionio (CZ)
  • Teodoro di Amasea, patrono di Satriano (CZ)
  • Vittore di Marsiglia, patrono di Davoli (CZ)

S. Agazio di Bisanzio
Squillace (CZ)

Sant’Agazio DI  BISANZIO
Sant'Agazio, centurione e martire, che nel rito latino è commemorato l'8 maggio, morì intorno al 304. Era un centurione cappadoce dell'esercito romano di stanza in Tracia, fu accusato dal tribuno Firmo e dal Proconsole Bibiano di essere cristiano e, dopo aspre torture e tormenti, fu decapitato a Bisanzio sotto Diocleziano e Massimiano. L'imperatore Costantino il Grande costruì una Chiesa-Santuario in suo onore alla Karìa di Costantinopoli, dove divenne anche Patrono.

Da almeno tredici secoli è Patrono della Città e della Diocesi di Squillace (ora dell'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace).

Il corpo del Santo Martire è custodito e venerato in una monumentale Cappella della Cattedrale di Squillace, mentre un braccio venne portato dal Vescovo di Squillace, Marcello Sirleto, nel 1584 a Guardavalle, suo paese natale, dove è stato eletto come Patrono. Sue Reliquie risultano anche a Cuenca ed Avila in Spagna, provenienti da Squillace. E' venerato tra i Santi Ausiliatori in diverse parti dell'Europa centro-settentrionale.

A Squillace si celebrano tuttora due Feste: una il 16 gennaio, detta della Traslazione o delle Ossa, che rievoca l'arrivo miracoloso al lido di Squillace delle Sante Reliquie, e l'altra il 7 maggio, giorno del Martirio del Santo a Bisanzio tramandato dai Menologi bizantini e mantenuto ininterrottamente a Squillace (si ricordi la presenza bizantina in Calabria). In questo giorno, preceduto e seguito da un'antichissima Fiera, conviene nella Cattedrale di Squillace tutto il Clero della Diocesi che presta l'Obbedienza al Vescovo Diocesano e partecipa ai riti e alla processione solenne.

S. Agazio di Bisanzio
Guardavalle (CZ)

Anche la cittadina di Guardavalle festeggia il Martire Agazio due volte: il 16 gennaio e il 7 maggio. La festa vera e propria è quella del 7 maggio: di essa fa menzione anche padre Giovanni Fiore, lì dove dice che "un braccio del Santo trasferito da Monsignor Sirleto a Guardavalle sua Patria ha dato luogo ad una bellissima Festa". Nel passato, ogni sette anni, la statua del Santo veniva portata in processione da Guardavalle alla marina.





Sant’Andrea apostolo
Tra gli apostoli è il primo che incontriamo nei Vangeli: il pescatore Andrea, nato a Bethsaida di Galilea, fratello di Simon Pietro. Il Vangelo di Giovanni (cap. 1) ce lo mostra con un amico mentre segue la predicazione del Battista; il quale, vedendo passare Gesù da lui battezzato il giorno prima, esclama: "Ecco l’agnello di Dio!". Parole che immediatamente spingono Andrea e il suo amico verso Gesù: lo raggiungono, gli parlano e Andrea corre poi a informare il fratello: "Abbiamo trovato il Messia!". Poco dopo, ecco pure Simone davanti a Gesù; il quale "fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa”". Questa è la presentazione. Poi viene la chiamata. I due fratelli sono tornati al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea”: ma lasciano tutto di colpo quando arriva Gesù e dice: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (Matteo 4,18-20).
Troviamo poi Andrea nel gruppetto – con Pietro, Giacomo e Giovanni – che sul monte degli Ulivi, “in disparte”, interroga Gesù sui segni degli ultimi tempi: e la risposta è nota come il “discorso escatologico” del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo "con grande potenza e gloria" (Marco 13). Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione.
E poi la Scrittura non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici. Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L.A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: "Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen". Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi “croce di Sant’Andrea”. Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre.
Nel 357 i suoi resti vengono portati a Costantinopoli; ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli (quarta crociata) il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce quelle reliquie in Italia. E nel 1208 gli amalfitani le accolgono solennemente nella cripta del loro Duomo. Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma, dove sarà custodito in San Pietro per cinque secoli. Ossia fino a quando il papa Paolo VI, nel 1964, farà restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso.


Santi Felicita e figli martiri a Roma




SAN MARZIALE DI ROMA
Padre Tavone, non meglio descritto dai documenti dell’epoca, nel 1726 aveva fatto pervenire a Isca una reliquia di San Marziale martire (con Santa Felicita) e dal sindaco fu subito convocato il "parlamento" per verificare l’esistenza del favore della popolazione alla proclamazione di S. Marziale a protettore del Paese. Fu così che nei primi giorni del mese di agosto dell’anno 1726 il sindaco di Isca ha indirizzato al vescovo di Squillace una lettera in cui chiedeva il riconoscimento della reliquie e la proclamazione di S. Marziale a patrono del paese. Il vescovo accordava il desiderio con decreto datato il 2 agosto 1726. La festa patronale viene celebrata il 10 luglio.
Periodicamente attori locali in costumi romani rievocano sul palcoscenico la vita e il martirio di S. Marziale in base ad un copione, di autore anonimo, che risale alla fine del secolo XIX.

La festa del Martire viene solennemente celebrata anche a Toronto, Montreal, Philadelphia e Kulpmont (PA), qui introdotta da emigrati iscani.

Il Martire è anche venerato a Torricella Peligna (CH), di cui è patrono.

Ma chi è S. Marziale?
A Torricella Peligna si narra che era un bambino di sette anni, perciò è rappresentato con una statua alta solo 70 cm. Il Martirologio Romano il 10 luglio scrive: “A Roma, santi martiri Felice e Filippo nel cimitero di Priscilla, Vitale, Marziale e Alessandro in quello dei Giordani, Silano in quello di Massimo, e Gennaro in quello di Pretestato: della loro congiunta memoria si rallegra la Chiesa di Roma, in un solo giorno glorificata da tanti trionfi, perché da tanta messe di esempi trae il sostegno di un’abbondante intercessione”.


S. Marziale
Isca sulla Joinio (CZ)

La vicenda S. Marziale, coem attesta la tradizione iscana, è legata alla martire romana Santa Felicita e ai suoi sette figli martiri.


San Marziale
Pennsylvania, USA

Il più antico documento che ricorda la martire Felicita è il Martirologio Geronimiano, il quale, alla data del 23 novembre, scrive: "Romae in cimiterio Maximi, Felicitatis" (il cimitero di Massimo è sulla via Salaria Nuova). Questa notizia del Geronimiano è confermata dagli itinerari, i quali indicavano ai pellegrini il sepolcro della martire in quel cimitero, e dalle biografie dei papi che lo avevano restaurato. Felicita è conosciuta comunemente come la madre dei sette fratelli martiri. La sua passio è pervenuta attraverso due testi: il primo, molto breve, è conservato in numerosi manoscritti, il secondo si riallaccia ad una traslazione di reliquie a Benevento ed è un rimaneggiamento senza valore del primo.
Secondo la passio più antica, composta tra la fine del sec. IV e l'inizio del sec. V, Felicita, ricca vedova, fu denunciata, in quanto cristiana, da sacerdoti pagani all'imperatore Antonino.
Publio, prefetto di Roma, incaricato dall'imperatore di giudicare la santa, cominciò ad interrogarla da sola, e tuttavia non ottenne alcun risultato. Il giorno dopo fece condurre la madre e i sette figli presso il foro di Marte, ma Felicita esortò i figli a rimanere saldi nella fede. Il giudice se li fece condurre davanti l'uno dopo l'altro: Gennaro, Felice, Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale. Non riuscendo a piegare la loro costanza, li assegnò a diversi giudici incaricati di eseguire la sentenza di morte, che fu eseguita con diversi supplizi. I sette nomi, dati ai figli di Felicita, si trovano nella Depositio Martyrum alla data del 10 luglio, senza alcun rapporto di parentela fra loro e con Felicita. Poiché questi martiri erano sepolti in quattro cimiteri, l'agiografo ha giustificato il fatto in quanto la sentenza fu eseguita da quattro giudici. Sul sepolcro di Felicita, papa Bonifacio I (418-22) edificò una basilica nella quale egli stesso fu sepolto, come indicano il Martirologio Geronimiano (VI sec.) e il Liber Pontificalis. Nella basilica, s. Gregorio Magno recitò un'omelia nel dies natalis della martire, facendo riferimento alla passio. I resti di un dipinto del sec. VIII, nella stessa catacomba, mostrano il Redentore che dà la corona a Felicita e a sette martiri, quegli stessi che sono stati definiti figli di Felicita (vedi copertina). Il Martirologio Romano commemora Felicita alla data del 23 novembre, con un elogio preso dalla passio. E' invocata, a causa dei pretesi sette figli, dalle donne che desiderano avere prole.


San Teodoro martire
Satriano (CZ)

SAN TEODORO MARTIRE
Secondo la tradizione fu arruolato nell'esercito romano e, al tempo dell'imperatore Galerio Massimiano (305 – 311), trasferito con la sua legione, denominata Marmarica (ovvero la Cohorte terza Valeria) nei quartieri invernali di Amasea (l'odierna Amasya nel Ponto, a ridosso del Mar Nero). Era allora in atto la persecuzione contro i cristiani già avviata da Diocleziano (284 – 305) e reiterata da Galerio, Caesar dal 293, con un editto che, nel 305, prescriveva a tutti di fare sacrifici e libagioni agli dei.
Teodoro rifiutò di sacrificare agli dei, nonostante le sollecitazioni dei compagni. Venne accusato di essere cristiano e deferito al giudizio del tribuno. Durante l'interrogatorio, nonostante l'alternanza di minacce e promesse, rifiutò nuovamente di sacrificare agli dei. È nota la riluttanza dei governatori a mandare a morte gli accusati, ancor di più in questo caso trattandosi di un legionario: essi preferivano ricorrere alla tortura per piegarne la resistenza e far loro salva la vita. Il prefetto Brinca, comandante della Legione Marmarica, vista anche la giovane età e l'intelligenza di Teodoro, si limitò a minacciarlo e gli concesse una breve dilazione temporale per permettergli di riflettere. Teodoro invece ne approfittò per continuare l'opera di evangelizzazione e, per dimostrare che non aveva alcuna intenzione di abiurare la religione cristiana, incendiò il tempio della gran madre degli dei Cibele che sorgeva al centro di Amasea, presso il fiume Iris. Venne così nuovamente arrestato e il giudice del luogo, tale Publio, ordinò che venisse flagellato, rinchiuso in carcere e lasciato morire di fame. Ma questa punizione sembrava non avere nessun effetto su Teodoro, che anzi rifiutò persino il bicchiere d'acqua e l'oncia di pane al giorno, che i suoi carcerieri gli porgevano.
Scampato miracolosamente alla morte per fame, Teodoro venne infine tolto dal carcere e ricondotto in giudizio. I magistrati gli fecero grandi promesse, lo sollecitarono vivamente di accondiscendere alla volontà degli imperatori anche solo in apparenza, promettendo che lo avrebbero lasciato libero. Gli offrirono perfino la carica di pontefice. Teodoro rifiutò sdegnosamente e tenne testa al tribunale, non riconoscendo i loro dei, beffandosi delle proposte che gli venivano fatte e testimoniando che non gli avrebbero strappato una sola parola né un solo gesto contro la fedeltà che doveva al Signore. Il giudice, vedendo l'ostinazione di Teodoro, ordinò allora che venisse torturato con uncini di ferro, fino a mettere a nudo le costole, e lo condannò ad essere bruciato vivo. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Teodoro, lo cosparse di vino e altri unguenti, lo avvolse in un sudario ponendolo poi in una cassa e lo portò, da Amasea, in un suo possedimento ad Euchaita, l'attuale Aukhat, distante un giorno di cammino, dove venne sepolto. In questo luogo già nel IV secolo venne edificata una basilica frequentata da pellegrini in visita al sepolcro del santo. Ed è in questa chiesa che san Gregorio di Nissa pronunciò sul finire del IV secolo un discorso che riporta i passi della vita e del martirio di san Teodoro.

S. Teodoro è patrono della città di Satriano dove viene festeggiato il 9 novembre. Nella città si conservano una statua lignea (dello scultore locale Pietro Drosi, seconda metà del XIX secolo) e una reliquia del Santo custodita in una bellissima teca-ostensorio d'argento.



S. Vittore martire
Davoli (CZ)

SAN VITTORE DI MARSIGLIA
I santi Gregorio di Tours e Venanzio Fortunato, nelle loro opere, ricordano come la tomba del santo nella città francese fosse una delle mete di pellegrinaggi più frequentate nell’intera nazione.
Vittore, probabilmente appartenente ad una famiglia senatoriale, svolse il ruolo di ufficiale nell’esercito romano. Verso la fine del III secolo, in occasione della visita dell’imperatore Massimiano a Marsiglia, si trovò a dover incoraggiare i cristiani indigeni a restare saldi nella loro fede ed a resistere alla persecuzione. Questa ebbe forse inizio quando, assediata la città nel 287, i cristiani rifiutarono categoricamente di combattere, di sacrificare agli dèi e di riconoscere il dogma della divinità imperiale. Denunciato e portato dinnanzi all’imperatore, Vittore fu condannato alla tortura.
La “Passio” gli attribuisce la conversione alla religione cristiana di tre guardie, che sarebbero così state giustiziate ancor prima di lui. Decapitato poi anch’egli, i quattro cadaveri furono gettati in mare. Alcuni cristiani riuscirono però miracolosamente a ritrovarli ed a seppellirli ove sorse poi il cimitero di Marsiglia, in una cavità ricavata nella roccia.

La prima citazione ufficiale del Martire Vittore in un martirologio avvenne solo nell’806 con quello Lionese. A San Giovanni Cassiano, che fondò a Marsiglia un convento dedicato al santo martire, è attribuita da alcuni la stesura della “Passio”. Il nuovo Martyrologium Romanum commemora San Vittore al 21 luglio.

La città di Davoli venera come Patrono S. Vittore martire di Marsiglia il 21 luglio; di cui custodisce il bel simulacro ligneo del 1700 e già dal XVII secolo una insigne santa reliquia.



Bibliografia
  1. AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II appendice – Ed. Città Nuova
  2. AA.VV., PP. Benedettini - Parigi, Vies des Saintis et des Bienheureux, Ed. Letouzey et Ane, 1952, Tome IX, pp. 199. 338-341
  3. Archivio Parrocchia San Pietro in Mili, S. Pietro Superiore (ME)
  4. Archivio Parrocchia Santa Maria del Monte “Pignatelli”, S. Sostene (CZ)
  5. Associazione Croce Azzurra “San Sostene”, Statuto e Regolamento, Tipografia Giannotti
  6. Bollandisti , Acta Sanctorum Septembris, Tomus III , p. 488
  7. C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
  8. Enciclopedia Cattolica - Città del Vaticano, Vol. II, pp. 954-957
  9. Grenci D. M. e I. Coletti - San Sostene martire - dattiloscritto
  10. Grenci Damiano Marco - “Mi sarete testimoni”, Rocco De La .Croix, pellegrino di Dio - Ed. DMG, II edizione, 2008
  11. Grenci Damiano Marco - “Mi sarete testimoni”, Rocco De La Croix, pellegrino di Dio - Ed. DMG, I edizione, 2005
  12. Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2010
  13. Grenci Damiano Marco - Sostene di Calcedonia. Testimone di Cristo - Tip. Rossini, Busto A. (VA)
  14. Grenci Damiano Marco, San Rocco di Montpellier: un buon compagno di viaggio - Ed. DMG, III edizione, 2010
  15. Gualtieri Bernardino – S. Vittore di Marsiglai. Patrono di Davoli – AP Editrice Tipografica, 2003
  16. Gualtieri Margherita, San Sostene paese mio, Ed. Ursini
  17. Iconografia di Rocco De la Croix in Italia ed in Europa in La Voce di San Rocco, Anno XLVII, n. 1, agosto 1996, Torrepaduli (LE)
  18. Jacopo da Varagine, Leggenda Aurea, Libreria Editrice Fiorentina, Voll. 2, pp. 630- 632
  19. Miriello Armando – S. Marziale Martire. Stria e Culto – Tip. Sudgrafica, Davoli Marina 1987
  20. Paolo Gentile, Diario di un Pellegrino - “Rocco di Montpelier” - Romanzo storico-religioso
  21. Parrocchia S. Maria Assunta, San Vitale martire romano…, opuscolo in proprio
  22. Racco - Scali, Guida a Roccella Jonica, Ed. Brenner
  23. Ranieri Giuseppe – Breve vita di S. Vittore Martire. Protettore di Davoli (Catanzaro) - AP Editrice Tipografica,1993 (originale del 1954)
  24. Sito Web di Irsina.net
  25. sito Web di pagus.it
  26. sito Web di santibeati.it



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“La devozione ai santi ha un significato speciale per il fatto che essi sono contemporanei: ci richiamano che il mistero di Cristo è presente a noi. (…) Il miracolo più grande che io conosca… il miracolo è il dimostrare della potenza con cui Iddio “mena per il naso” tutti, facendo cose grandi senza il concorso di nessuno! Perciò guardatevi dal prendere in giro i nomi dei santi e invece siatene devoti. La prima devozione deve essere ai santi contemporanei nostri… attraverso di essi, vuole (la Chiesa) insegnare quello che è importante per la Chiesa oggi”.

(don Luigi Giussani, sacerdote ambrosiano, fond. di CL)



Ed.  D. M. G.
2 settembre 2010
secondo giorno della Novena di San Sostene Martire
Nel XV anniversario della “grazia” (1995 - 10 settembre -  2010)

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