San Liberato da Loro Piceno (Loro Piceno, 1189-1190 – Sarnano, 1231-1234 circa),
francescano vissuto nel XIII secolo e probabilmente entrato nell'Ordine in
seguito alla predicazione di Francesco nelle Marche della quale parlano anche i
Fioretti.
CAPITOLO XLVII da: Le Fonti Francescane. I FIORETTI DI SAN
FRANCESCO. Riveduti su un nuovo Codice da P. B. BUGHETTI Quaracchi Collegio San
Bonaventura, 1926; Note di FELICIANO OLGIATI.
Di
quello santo frate a cui la Madre di Cristo apparve, quando era infermo, ed
arrecogli tre bossoli di lattovaro. 1887 Nel soprannominato luogo di Soffiano
fu anticamente un frate Minore di sì grande santità e grazia, che tutto parea
divino e spesse volte era ratto in Dio. Istando alcuna volta questo frate tutto
assorto in Dio ed elevato, però ch' avea notabilmente la grazia della
contemplazione, veniano a lui uccelli di diverse maniere e dimesticamente si
posavano sopra le sue spalle e sopra il capo e in sulle braccia e in sulle
mani, e cantavano maravigliosamente. Era costui molto solitario e rade volte
parlava, ma quando era domandato di cosa veruna, rispondea sì graziosamente e
sì saviamente che parea piuttosto agnolo che uomo, ed era di grandissima
orazione e contemplazione, e li frati l' aveano in grande reverenza .
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San Liberato da Loro Piceno reliquie Eremo San Liberato
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Compiendo
questo frate il corso della sua virtuosa vita, secondo la divina disposizione
infermò a morte, intanto che nessuna cosa potea prendere, e con questo non
volea ricevere medicina nessuna carnale, ma tutta la sua confidenza era nel
medico celestiale Gesù Cristo benedetto e nella sua benedetta Madre; dalla
quale egli meritò per divina clemenza d' essere misericordiosamente visitato e
medicato. Onde standos' egli una volta in sul letto disponendosi alla morte con
tutto il cuore e con tutta la divozione, gli apparve la gloriosa vergine Maria
madre di Cristo, con grandissima moltitudine d' agnoli e di sante vergini, con
maraviglioso splendore, e appressossi al letto suo. Ond' egli ragguardandola
prese grandissimo conforto e allegrezza, quanto all' anima e quanto al corpo, e
cominciolla a pregare umilmente ched ella prieghi il suo diletto Figliuolo che
per li suoi meriti il tragga della prigione della misera carne. E perseverando
in questo priego con molte lagrime, la vergine Maria gli rispuose chiamandolo
per nome: « Non dubitare, figliuolo, imperò ch' egli è esaudito il tuo priego,
e io sono venuta per confortarti un poco, innanzi che tu ti parta di questa
vita». Erano allato alla vergine Maria tre sante vergini, le quali portavano in
mano tre bossoli di lattovaro di smisurato odore e suavità. Allora la Vergine
gloriosa prese e aperse uno di quelli bossoli, e tutta la casa fu ripiena d'
odore; e prendendo con uno cucchiaio di quello lattovaro, il diede allo
infermo, il quale sì tosto come l'ebbe assaggiato, lo infermo sentì tanto
conforto e tanta dolcezza, che l' anima sua non parea che potesse stare nel
corpo; ond' egli incominciò a dire: « Non più, o santissima Madre vergine
benedetta, o medica benedetta e salvatrice della umana generazione; non più,
ch' io non posso sostenere tanta suavità ». Ma la piatosa e benigna Madre pure
porgendo ispesso di quello lattovaro allo infermo e facendogliene prendere,
votò tutto il bossolo. Poi, votato il primo bossolo, la Vergine beata prende il
secondo e mettevi dentro il cucchiaio per dargliene, di che costui dolcemente
si rammarica dicendo: « O beatissima Madre di Dio, o se l' anima mia è quasi
tutta liquefatta per l' odore e suavità del primo lattovaro, come potrò io
sostenere il secondo? Io ti priego, benedetta sopra tutti li santi e sopra
tutti gli agnoli, che tu non me ne vogli più dare ». Risponde la gloriosa
donna: « Assaggia, figliuolo, pure un poco di questo secondo bossolo ». E
dandogliene un poco dissegli: « Oggimai, figliuolo, tu ne hai tanto che ti può
bastare. Confortati, figliuolo che tosto verrò per te e menerotti al reame del
mio Figliuolo, il quale tu hai sempre desiderato e cercato ». E detto questo,
accomiatandosi da lui si partì, ed egli rimase sì consolato e confortato per la
dolcezza di questo confetto, che per più dl sopravvivette sazio e forte sanza
cibo nessuno corporale. E dopo alquanti dì, allegramente parlando co' frati,
con grande letizia e giubilo passò di questa misera vita. A laude di Gesù
Cristo e del poverello Francesco. Amen.
La
grande tavola della Pinacoteca civica di Sarnano (MC) con il Santo che
intercede presso la Madonna è attribuita da Federico Zeri a Francesco da
Tolentino; altre attribuzioni registrate sono quelle a Niccolò di Liberatore
detto l'Alunno e a Marchisiano di Giorgio da Tolentino.