DAI DECRETI DEL 23 NOVEMBRE 2020
- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Carola Cecchin (al secolo: Fiorina), Religiosa professa della Congregazione delle Suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo; nata il 3 aprile 1877 a Cittadella (Italia) e morta sul piroscafo mentre rientrava dal Kenya all’Italia il 13 novembre 1925;
La Serva di Dio Maria Carola Cecchin (al secolo: Fiorina) nacque il 3 aprile 1877 a Cittadella (Padova, Italia). A 18 anni chiese di entrare nella Congregazione delle Suore Dorotee di Vicenza, che però non l’accettò a causa della fragilità della sua salute. Tuttavia, grazie alla mediazione del suo parroco e direttore spirituale, venne accolta nella Casa Cottolengo di Bigolino (Treviso). Il 27 agosto 1896 iniziò il postulandato nella Piccola Casa della Divina Provvidenza a Torino e, il 2 ottobre 1897, il noviziato. Il 6 gennaio 1899, emise la professione religiosa, ricevendo l’incarico di cuoca nelle comunità di Giaveno e, poi, di Torino. Nel 1905 fu inviata in Kenya, insieme a quattro suore Cottolenghine e a due Missionari della Consolata. Alle suore veniva richiesta la gestione delle stazioni missionarie, la conoscenza di qualche nozione di catechismo e di medicina, la disponibilità ad insegnare a leggere e scrivere e ad educare i giovani. Iniziò così per la Serva di Dio un periodo complesso e fecondo: le difficoltà del clima, del tenore di vita, della cultura e della lingua, della collaborazione con un altro Istituto Religioso, Missionari della Consolata, venivano affrontate con spirito di dedizione generosa, di bontà verso le popolazioni africane e con il desiderio di annunciare il Vangelo. Fu madre e sorella per tutti, catechista instancabile nei villaggi. Nominata superiora, venne destinata a varie comunità, ultima delle quali fu quella di Tigania, dove si ammalò gravemente. Intanto, con il passare degli anni, la collaborazione con i Missionari della Consolata era divenuta sempre più difficoltosa. Si trattava non solo di divergenze sullo stile di evangelizzazione, ma anche di problemi che avevano ripercussioni concrete sulle condizioni di vita delle suore. Dopo molti tentativi andati a vuoto da parte dei superiori della Piccola Casa della Divina Provvidenza, papa Benedetto XV ordinò formalmente di consentire il rimpatrio delle suore Cottolenghine che si trovavano in Kenya. Ultima delle 44 religiose a rientrare in Italia, la Serva di Dio, già gravemente ammalata, morì sul piroscafo Porto Alessandretta il 13 novembre 1925, a 48 anni. Secondo le normative igieniche, il corpo fu consegnato alle acque del Mar Rosso. La Serva di Dio rivelò piena e incondizionata adesione a Dio, fonte di verità, e il suo totale abbandono in Lui dall’inizio sino alla fine della sua vita. La sua esistenza fu un continuo atto di fede. La sua vita spirituale fu nutrita dalla Parola di Dio, da altre solide letture spirituali e sostenuta da intensa preghiera e adorazione. Con Gesù s’intratteneva a lungo, attingendo quella linfa vitale necessaria per essere sempre disponibile verso il prossimo facendosi tutta a tutti. Offriva tutte le sue fatiche al Signore per le anime. Ebbe un grande amore alla Croce di Gesù. La Croce è considerata da lei non solo via, ma il più grande dono da accogliere e vivere come un privilegio. Visse eroicamente la virtù della speranza come attesa fiduciosa, certezza della realizzazione di ciò in cui si crede e si ama, perseveranza nel cammino, anche se irto di difficoltà. Il cuore della Serva di Dio era sempre rivolto al Signore e al Paradiso dove poter godere, in eterno, quell’unione con Dio già a lungo sperimentata in questa vita. Tutta la sua vita fu intessuta di carità eroica. Era paziente e benigna, dava a tutti senza aspettare nulla da nessuno; tutto sopportava. (FONTE)