lunedì 27 maggio 2019

Fede e arte da Porto Torres, passando per Oristano fino in Barbagia (1)


Basilica dei Santi Gavino, Proto e Gianuario in Porto Torres

La parrocchia sorge sul Mons Agellus, che fu il centro della prima comunità cristiana della città.

Le sue origini, quindi, sono molto antiche e dai resti del cimitero del IV secolo possiamo avere una descrizione delle attività di chi ci ha preceduto e che, a 1700 anni di distanza deve essere per noi un esempio. Prima fra tutte Matera, che fu un faro guida dei primi cristiani di Porto Torres (in epoca romana Turris Libisonis). Nel suo epitaffio leggiamo che aiutava tutti come se fossero sui figli: si occupava degli stranieri, delle madri e degli indigenti. Fu un modello anche dal punto di vista spirituale, perché anche nei momenti più difficili non ebbe paura della morte violenta (forse scampò alle persecuzioni di Diocleziano) e confidò sempre in Cristo.

Abbiamo il dovere morale e spirituale di continuare il percorso iniziato dai primi cristiani di Turris ed è questo che la comunità parrocchiale di San Gavino tenta di fare con le numerose attività che la animano: la Caritas, il gruppo Scout, la catechesi per bambini e adulti. Nel fare ciò, teniamo sempre presente la vita dei Santi Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario a cui la basilica è dedicata e che sono i patroni di Porto Torres e dell’Arcidiocesi Turritana.

La basilica di San Gavino fu eretta in stile romanico dal 1030 al 1080 da maestranze pisane chiamate da Comita, Re e Giudice del Regno di Torres e Arborea. L’edificio sorge all’interno del complesso monumentale di Monte Agellu, un giacimento culturale di eccezionale importanza. La Pontificia Accademia Romana di Archeologia ha decretato l’estremo interesse per questo sito, veramente unico per quanto concerne la nascita e la diffusione del cristianesimo in tutte le epoche storiche. Monte Agellu era la vasta area collinare della città corrispondente in antico alla necropoli meridionale della colonia romana di Turris Libisonis che, a partire dal IV secolo, divenne un’area funeraria monumentale di rilevanza straordinaria. Gli scavi effettuati nelle due piazze adiacenti alla basilica, denominate Atrio Metropoli e Atrio Comita, hanno restituito numerosi reperti archeologici provenienti da corredi di sepolture, alcune delle quali mosaicate e affrescate, una cisterna romana e resti di strutture murarie appartenenti ad almeno tre edifici di culto antecedenti la basilica romanica.

La basilica è la chiesa romanica più grande della Sardegna (lunga ben 58,26 metri e larga 17,36 metri) e una delle più antiche dell’isola. Fu cattedrale dell’Arcivescovo di Torres fino al 1441, quando il seggio episcopale fu trasferito a Sassari. Essa presenta l’originalità di avere due absidi affrontate da progetto ed il suo interno è diviso in tre navate, separate da due colonnati per un totale di ventidue colonne e tre coppie di pilastri cruciformi. Colonne e capitelli sono di spoglio, provengono infatti dalle rovine della colonia Iulia Turris Libisonis, secondo Plinio il Vecchio (Nat.Hist. III, 85) l’unica colonia romana della Sardegna, fondata presumibilmente da Giulio Cesare intorno al 46 a.C. All’interno della chiesa sono custoditi alcuni dipinti e statue di pregio e una lapide trionfale bizantina databile in una arco di tempo compreso tra il VII e l’VIII sec.

La basilica è dedicata ai Santi Gavino, Proto e Gianuario, martirizzati a Turris Libisonis nel 303 durante le persecuzioni degli imperatori Diocleziano e Massimiano. Il racconto più antico della loro condanna e del loro martirio è la Passio Sanctorum Martyrum Gavini Proti et Januarii, della seconda metà del XII sec., proveniente da Montpellier (Francia). Le loro reliquie sono custodite nella cripta secentesca, grande quanto la navata centrale e realizzata dopo il poderoso scavo condotto nel 1614 dall’Arcivescovo di Sassari, Gavino Manca de Cedrelles, per ricercare il luogo di sepoltura dei tre santi, del quale al tempo si era persa memoria. Ritrovate le reliquie, si decise di edificare la lunga galleria-santuario per custodirle in modo conveniente. Nella cripta-antiquarium sono presenti cinque splendidi sarcofagi dei secc. III-IV appartenenti alla necropoli di Turris Libisonis, un sarcofago medievale, i resti di una cappella funeraria del IV secolo, cinque statue settecentesche in marmo di Carrara, tre delle quali, realizzate dallo scultore genovese Giacomo Antonio Ponzanelli, raffigurano i tre Martiri Turritani, ed altre dodici realizzate in terracotta smaltata nel XIX sec.

Attorno alla basilica vi sono le cumbessìas, ovvero le ‘case dei pellegrini’, costruite nel XVI-XVII sec. per accogliere le tante persone che accorrevano da tutta la Sardegna in occasione delle feste dedicate ai tre Martiri Turritani.