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venerdì 29 novembre 2019
giovedì 28 novembre 2019
Mater Amabilis: sommamente amabile Maria!
Cos’è che rende
sommamente amabile Maria?[1] La sua somma santità.
Ma la santità è una qualità divina, per sé invisibile. Nei Santi, però,
acquista anche una certa visibilità e questo è un grande vantaggio per noi.
Ora, la qualità visibile dei Santi che meglio rappresenta la santità invisibile
è la bellezza. Non si tratta, qui, della bellezza sensuale che spinge al
peccato, ma della bellezza casta e verginale che eleva a Dio mente e cuore.
Le donne dell’Antico Testamento che
prefiguravano la Vergine Maria erano tutte belle di aspetto: Sara (cf. Gen ·
12,11), Rebecca (cf. Gen 24,14), Rachele (cf. Gen 29,17), Ester (cf. Est 2,7),
Giuditta (cf. Gdt 8,7). La Vergine Maria, da parte sua, le supera tutte: «Chi è
costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole?» (Ct
6,1 O).
Il beato John Henry Newman, nella sua opera Janua cæli, , ci aiuta a capire il genere di bellezza trascendente di cui stiamo parlando. Egli afferma che Maria è amabile più di tutti i Santi perché Ella sola possiede una bellezza completa in tutti i sensi:
Il beato John Henry Newman, nella sua opera Janua cæli, , ci aiuta a capire il genere di bellezza trascendente di cui stiamo parlando. Egli afferma che Maria è amabile più di tutti i Santi perché Ella sola possiede una bellezza completa in tutti i sensi:
«La sua santità era tale che, se a noi fosse dato di vederla o di capirla,
altro non potremmo rispondere, a chi ce ne interrogasse al riguardo, se non che
Essa era del tutto angelica, celestiale, perfetta. Il suo volto era il più
venusto che si potesse vedere, ma se noi l’avessimo veduto, non avremmo potuto
ricordarci se fosse stato bello o no. Noi non avremmo neppure potuto ricordarci
alcuni dei suoi tratti fisionomici, perché era la sua anima bella e senza
macchia quella che traspariva dai suoi occhi, quella che parlava per la sua
bocca, quella che si coglieva nella sua voce e che la penetrava per intero. […]
Era la sua anima immacolata quella che attraeva a Lei […]. In tutto ciò che I
faceva e diceva, nel suo aspetto esterno, nel suo comportamento, nella sua
fisionomia, c’era una divina armonia che incantava ogni cuore sincero cui era
dato d’avvicinarla. La sua innocenza, la sua modestia, la sua semplicità, la
sua sincerità, la sua dirittura, l’oblio di sé stessa, il suo interesse
spontaneo per quanti incontrasse per via, la sua purezza, erano le virtù che
tanto la rendevano amabile»[2].
Perciò Maria è la Madre del bell’amore,
dell’amore puro e casto, che inebria l’anima di dolcezza celestiale e la libera
dai fermenti della concupiscenza.
Anche i Santi più grandi, in qualche
aspetto della loro santità, sono rimasti un po’ incompleti: hanno raggiunto
l’eroismo, ma non tutte le virtù sono state praticate con lo stesso grado
massimo di intensità. In Maria, invece, tutto è equilibrato ed elevato all’
estrema perfezione possibile alla natura umana. Nel contemplare le eccelse
prerogative della Vergine, san Francesco di Sales esclamava:
«Santissima Madre di Dio, […] voi
siete la più amabile, la più amante e la più amata di tutte le creature»[3].
Tutti i veggenti che hanno avuto
l’invidiabile sorte di vedere con i loro occhi la Madonna concordano
nell’affermare l’amore irresistibile suscitato dalla sua bellezza
soprannaturale. 119 dicembre 1531, Ella apparve a San Giovanni Diego, un indios
d’umile condizione sociale, mentre si recava al i convento dei frati
Francescani, che sorgeva presso Città del Messico. Tre giorni dopo, il 12
dicembre dello stesso anno, la Vergine Santissima lasciò impresso sul mantello
del veggente la dolcissima immagine della sua venerabile persona.
La bellezza stupefacente di quel
ritratto acheropita (non dipinto da mano d’uomo) ha convertito, nel giro di
pochi anni, l’intera popolazione messicana, costituita da milioni di indios,
prima dediti all’idolatria e al sacrificio umano. Tra le altre cose, la Madonna
di Guadalupe rivelò:
«Come una madre, piena di compassione verso di te ed i tuoi simili,
mostrerò la mia amorevole clemenza per questa gente e per coloro che mi amano e
mi cercano; ascolterò le suppliche e i lamenti di tutti coloro che chiederanno
la mia protezione e mi invocheranno nelle loro pene e afflizioni; li consolerò
e li aiuterò». L’arte pittorica bizantina esprime questi concetti nell’icona
della Madonna della tenerezza, detta Gfycoftlousa, dove il Bambino Gesù bacia
teneramente e stringe al collo la Vergine Madre.
Le quattro Litanie precedenti
inneggiano, sotto vari aspetti formali, alla purezza di Maria; l’invocazione
Mater amabilis li unifica tutti nella bellezza trascendente di Maria, mistica
causa della sua amabilità.
Una persona egoista, incentrata su sé
stessa, anche se forbita nei modi, elegante nel tratto e avvenente d’aspetto,
non è amabile. In Maria non c’è l’ombra dell’egoismo, il suo centro è Dio.
Nulla vi è in Lei di incompleto, nulla che offuschi la sua bellezza, la sua
amabilità.
La completezza, l’armonia, l’integrità
del suo essere creaturale la rendono, a detta di sant’Anselmo, il capolavoro
della natura e della grazia, la creatura più bella e, dunque, più amabile che
mente umana possa concepire.
[1] Padre
Alessandro M. Apollonio; LE LITANIE LAURETANE. PREGHIERA MARIANA, PREGHIERA
DELLA CHIESA; Casa Mariana Editrice, 2013
Se desiderate avere il libro originale cliccate sul
Link di Casa Mariana Editrice o scrivete al seguente indirizzo E-Mail:
cm.editrice@gmail.com
[2] San JOHN
HENRY NEWMAN, Janua cceli, Studium, Roma 1940, p. 17.
[3] San
FRANCESCO DI SALES, Florilegio morale ascetico religioso, in Opere complete di
san Francesco di Sa/es vescovo e principe di Ginevra, val. XIII, Milano 1844.
martedì 26 novembre 2019
La tua parola, luce sul mio cammino!
Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino (Sal
119,105)
Martirologio Romano, 26 novembre: A Roma nel convento di San Bonaventura sul Palatino, san Leonardo da
Porto Maurizio, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che, pieno di amore per
le anime, impegnò tutta la sua vita nella predicazione, nel pubblicare libri di
devozione e nel far visita ad oltre trecento missioni a Roma, in Corsica e
nell’Italia settentrionale.
Martirologio Romano, 26 novembre: Presso Fabriano nelle
Marche, san Silvestro Gozzolini, abate, che,
presa coscienza della grande vanità del mondo davanti al sepolcro aperto di un
amico da poco defunto, si ritirò in un eremo e, dopo aver cambiato varie sedi
per meglio isolarsi dagli uomini, fondò infine in un luogo appartato presso
Montefano la Congregazione dei Silvestrini sotto la regola di san Benedetto.Martirologio Romano, 26 novembre: A Bisignano in Calabria, sant’Umile (Luca Antonio) Pirozzo, religioso dell’Ordine dei Frati Minori, insigne per lo spirito di profezia e le frequenti estasi.
Fa' che la Chiesa …
si rinnovi nella luce del
Vangelo.
Rafforza il vincolo
dell'unità
fra i laici e i presbiteri,
fra i presbiteri e il nostro
Vescovo Mario
fra i Vescovi e il nostro
Papa Francesco;
in un mondo lacerato da
discordie
la tua Chiesa risplenda
segno profetico di unità e di pace.
(PE 5d)
domenica 24 novembre 2019
S. Fausta e la sua Fiera
L’ultima domenica del mese di Ottobre si svolge, presso la chiesa di Madonna della Neve, la Fiera di S. Fausta che nel passato (istituita
già dalla fine del ‘600) era particolarmente legata alle attività agricole e artigianali.
È
legata al culto di una martire romana estratta dalle catacombe.
Come già trattato in questo blog non è l’omonima del 19 ottobre, se pur il santino
moderno porta l’errore grossolano operato dall’editore del santino.
Il
corpo santo di Fausta era inizialmente ricomposto come illustrato nel santino
del 1917, successivamente, certamente dopo il bombardamento della 1944, fu
nuovamente deposto nel simulacro ora venerato.
mercoledì 20 novembre 2019
Martiri dell'Unità!
20 novembre
BEATO SAMUELE MARZORATI DA BIUMO, religioso e martire
Samuele Marzorati, francescano
della provincia serafica di Milano, è nato a Biumo nel 1670; e missionario al
Cairo il 10 settembre 1701. Dal 1705 al 1711 tentò inutilmente di fondare una
missione nella isola di Socotra. La “Propaganda Fide” decise di fare un altro
tentativo di missione e il 20 aprile 1711, incaricò il francescano tedesco
Liberato Weiss come prefetto apostolico, Michele Pio da Zerbo e Samuele
Marzorati da Biumo, di intraprendere il nuovo viaggio. Nel 1712 sono a Gondar
capitale dell’Etiopia, dove furono bene accolti dal re. Ma la situazione
generale del regno etiope non era tranquilla, gli europei erano poco graditi e
il re Justos era fortemente contrastato, quindi i missionari dovevano stare
quasi nascosti in attesa che la situazione migliorasse. Si diffusero dicerie su
di loro e sulla religione professata, per cui il re, prima non diede ascolto ma
poi per evitare ulteriori discordie li mandò in altra provincia, il Tigré. Dopo
la loro partenza il re Justos si ammalò e di questo approfittarono i suoi
avversari che incoronarono David figlio di un altro re. I missionari furono
richiamati a Gondar dagli usurpatori, processati, furono condannati a morte in
“odio alla fede”. Il 3 marzo 1716 furono lapidati nella piazza Abbo. Il
processo informativo per la loro beatificazione si tenne a Vienna, provincia
francescana d’origine del padre guida della spedizione Liberato Weiss, negli
anni 1932-33.
Sono stati beatificati da papa Giovanni Paolo II il 20 novembre
1988 a Vienna, durante il suo viaggio in Austria.
(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa
di Milano secondo il rito romano)
Martirologio Romano, 3 marzo: Presso Gondar in Etiopia, beati Liberato
Weiss, Samuele Marzorati e Michele Pio Fasoli da Zerbo, sacerdoti dell’Ordine
dei Frati Minori e martiri, che morirono lapidati per la fede cattolica.
PREGHIERA
O Padre, tu hai concesso ai beati
Liberato, Samuele e Michele Pio, sacerdoti, la grazia di testimoniare la fede
cattolica con l’effusione del proprio sangue: per i loro meriti e le loro
preghiere, fa’ che il popolo cristiano sia costante nel professare la fede e
tutte le genti siano illuminate dalla luce del Vangelo. Per il nostro Signore
Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello
Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
martedì 19 novembre 2019
Simone del Mercurion in Calabria, monaco italogreco
San Simone di Calabria, venerato il 19 novembre. Nel Martirologio Romano, in
novembre, al 19 del mese, si legge: Sul
massiccio del Mercurio in Calabria, san Simone, eremita.
È
un testimone della fede cristiana della Chiesa indivisa. Fa parte di quel
gruppo di Santi detti italogreci, cioè di quella presenza cristiana di
tradizione bizantina (che non significa strettamente “Ortodossa”) di cui la Regione
Calabria e Sicilia hanno dato i natali.
Visse
nel X secolo nella regione monastica
del Mercurion, che corrisponde al
territorio all'interno del Pollino in cui fiorì per molti secoli il monachesimo
greco-bizantino.
Il
termine Mercurion prende il nome da
tre ipotesi:
-
dall’antico tempio del dio Mercurio
-
dal martire San Mercurio di Cesarea (culto presente in Italia centro-meridionale)
-
dal fiume Mercure
Della
sua vita non si conosce molto, ma il suo ricordo è giunto fino a noi grazie ad
un fatto miracoloso: un episodio eroico, avendo salvato dall’apostasia dei
monaci rapiti dai saraceni. Si racconta che fu mandato dal suo egumeno a
cercarli e a riscattarli in Africa, anche a prezzo della sua vita. Infatti da
uno degli ostaggi, S. Simone seppe che a tutti i costi si voleva far loro
rinnegare la fede cristiana; al loro rifiuto, i saraceni volevano percuoterli,
ma improvvisamente il loro braccio si paralizzò. Impietosito, il Santo li guarì
ottenendo, in seguito a questo miracolo, dal capo dei saraceni, la liberazione
di tutti i monaci. Che furono ricondotti sani e salvi alla vita monastica. Ritornato
in Calabria, Simone condusse vita ascetica, nel totale nascondimento agli occhi
degli uomini.
Preghiera per l’unità dei Cristiani
Signore
Gesù Cristo, che alla vigilia della tua passione hai pregato perché tutti i
tuoi discepoli fossero uniti perfettamente come tu nel Padre e il Padre in te,
fa’ che noi sentiamo con dolore il male delle nostre divisioni e che lealmente
possiamo scoprire in noi e sradicare ogni sentimento d’indifferenza, di
diffidenza e di mutua astiosità.
Concedici
la grazia di poter incontrare tutti in te, affinché dal nostro cuore e dalle
nostre labbra si elevi incessantemente la tua preghiera per l’unità dei
cristiani, come tu la vuoi e con i mezzi che tu vuoi.
In
te che sei la carità perfetta, fa’ che noi troviamo la via che conduce
all’unità nell’obbedienza al tuo amore e alla tua verità. Amen.
lunedì 18 novembre 2019
Questa gioia di dimorare nell'amore di Dio incomincia fin da quaggiù (S. Paolo VI).
La
tradizione locale ritiene santa Gioconda
discepola del vescovo san Prospero —
per questo si celebra all’indomani della festa del Patrono—, il cui episcopato
risale al secolo V. Tuttavia, il suo culto si è esteso a tutta la città di
Reggio e alla Diocesi verso l’anno 1030; in seguito sarà largamente
sottolineato anche dall’iconografia reggiana. Il corpo della Santa è conservato
e venerato nel tempio cittadino dei santi Pietro e Prospero. Nell’ultima
revisione del Proprio diocesano, che risale al 1989, nella memoria di santa
Gioconda si propone alla meditazione dei fedeli un passo dell’Esortazione apostolica
Gaudete in Domino di San Paolo VI.
Una statua che raffigura Santa Gioconda si trova nella facciata della
chiesa di San Prospero e nel transetto al termine della navata della chiesa di
san Pietro si può ammirare la Madonna del Giglio, dove ai suoi piedi si possono
notare gli sguardi e i gesti dei personaggi in primo piano che sono san Pietro
e santa Gioconda, che si volgono alla Madonna, con gli angeli in volo circondano
e sembrano sostenere il quadro con la Madonna e il Bambino.
Infine nel santuario della Ghiara c’è la sua immagine nel tamburo della
cupola centrale.
La festa per Santa Gioconda nel proprio della diocesi è stata fissata nel
giorno 25 novembre.
Santa Gioconda,
prega per noi affinché non perdiamo la gioia di essere amati …. salvati!
Da GAUDETE IN DOMINO di S. Paolo VI
Soffermiamoci ora a contemplare la persona di
Gesù, nel corso della sua vita terrena. Nella sua umanità, egli ha fatto
l'esperienza delle nostre gioie. Egli ha manifestamente conosciuto, apprezzato,
esaltato tutta una gamma di gioie umane, di quelle gioie semplici e quotidiane,
alla portata di tutti. La profondità della sua vita interiore non ha attenuato
il realismo del suo sguardo, né la sua sensibilità. Egli ammira gli uccelli del
cielo e i gigli dei campi. Egli richiama tosto lo sguardo di Dio sulla
creazione all'alba della storia. Egli esalta volentieri la gioia del seminatore
e del mietitore, quella dell'uomo che scopre un tesoro nascosto, quella del
pastore che ritrova la sua pecora o della donna che riscopre la dramma perduta,
la gioia degli invitati al banchetto, la gioia delle nozze, quella del padre
che accoglie il proprio figlio al ritorno da una vita di prodigo e quella della
donna che ha appena dato alla luce il suo bambino. Queste gioie umane hanno
tale consistenza per Gesù da essere per lui i segni delle gioie spirituali del
Regno di Dio: gioia degli uomini che entrano in questo Regno, vi ritornano o vi
lavorano, gioia del Padre che li accoglie. E per parte sua Gesù stesso
manifesta la sua soddisfazione e la sua tenerezza quando incontra fanciulli che
desiderano avvicinarlo, un giovane ricco, fedele e sollecito di fare di più,
amici che gli aprono la loro casa come Marta, Maria, Lazzaro. La sua felicità è
soprattutto di vedere la Parola accolta, gli indemoniati liberati, una
peccatrice o un pubblicano come Zaccheo convertirsi, una vedova sottrarre alla sua
povertà per donare. Egli esulta anche quando costata che i piccoli hanno la
rivelazione del Regno, che rimane nascosto ai dotti e ai sapienti (20). Sì,
perché il Cristo «ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra
condizione umana» (21) ha accolto e provato le gioie affettive e spirituali,
come un dono di Dio. E senza sosta egli «ai poveri annunziò il vangelo di
salvezza, agli afflitti la gioia» (22). Il Vangelo di san Luca offre una
particolare testimonianza di questa seminagione di allegrezza. I miracoli di
Gesù, le parole di perdono sono altrettanti segni della bontà divina: la folla
intera esulta per tutte le meraviglie da lui compiute (23) e rende gloria a
Dio. Per il cristiano, come per Gesù, si tratta di vivere, nel rendimento di
grazie al Padre, le gioie umane che il Creatore gli dona.
Ma qui è importante cogliere bene il segreto
della gioia inscrutabile che dimora in Gesù, e che gli è propria. È
specialmente il Vangelo di san Giovanni che ne solleva il velo, affidandoci le
parole intime del Figlio di Dio fatto uomo. Se Gesù irradia una tale pace, una
tale sicurezza, una tale allegrezza, una tale disponibilità, è a causa
dell'amore ineffabile di cui egli sa di essere amato dal Padre. Fin dal suo
battesimo sulle rive del Giordano, questo amore, presente fin dal primo istante
della sua Incarnazione, è manifestato: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te
mi sono compiaciuto» (24).
Questa certezza è inseparabile dalla coscienza di
Gesù. È una Presenza che non lascia mai solo (25). È una conoscenza intima che
lo colma: «Il Padre conosce me e io conosco il Padre» (26). È uno scambio
incessante e totale: «Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie»
(27). Il Padre ha rimesso al Figlio il potere di giudicare, quello di disporre
della vita. È una reciproca inabitazione: «Io sono nel Padre e il Padre è in
me» (28). A sua volta, il Figlio rende al Padre un amore senza misura: «Io amo
il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato» (29). Egli fa sempre ciò
che piace al Padre: è il suo «cibo» (30). La sua disponibilità giunge sino al
dono della sua vita d'uomo, la sua fiducia sino alla certezza di riprenderla:
«Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla
di nuovo» (31). In questo senso, egli si rallegra di andare al Padre. Non si
tratta per Gesù di una effimera presa di coscienza: è l'eco, nella sua
coscienza umana, dell'amore che egli conosce da sempre come Dio nel seno del
Padre: «Tu mi hai amato prima della creazione del mondo» (32). Vi è qui una
relazione incomunicabile d'amore, che si 'identifica con la sua esistenza di
Figlio, ed è il segreto della vita trinitaria: il Padre vi appare come colui
che si dona al Figlio, senza riserva e senza intermissione, in un impeto di
generosità gioiosa, e il Figlio come colui che si dona nello stesso modo al
Padre, con uno slancio di gratitudine gioiosa, nello Spirito Santo.
Ed ecco che i discepoli, e tutti coloro che
credono nel Cristo, sono chiamati a partecipare a questa gioia. Gesù vuole che
essi abbiano in se stessi la pienezza della sua gioia (33): «E io ho fatto
conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore col quale mi hai
amato sia in essi e io in loro» (34).
Questa gioia di dimorare nell'amore di Dio
incomincia fin da quaggiù. È quella del Regno di Dio. Ma essa è accordata su di
una via scoscesa che richiede una totale fiducia nel Padre e nel Figlio, e una
preferenza data al Regno. Il messaggio di Gesù promette innanzi tutto la gioia,
questa gioia esigente; non si apre essa attraverso le beatitudini? «Beati, voi
poveri, perché vostro è il Regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché
sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete» (35).
(20) Cfr. Luc.
10, 21
(21) Prex
Eucharistica, IV; cfr. Hebr. 4, 15
(22) Ibid.;
cfr. Luc. 4, 18
(23)
Cfr. Luc. 13, 17
(24) Luc.
3, 22
(25)
Cfr. Io. 16, 32
(26) Io.
10, 15
(27) Ibid.
17, 10
(28) Ibid.
14, 10
(29) Ibid.
14, 31
(30)
Cfr. Io. 8, 29; 4, 34
(31) Io.
10, 17
(32) Ibid.
17, 24
(33)
Cfr. Io. 17, 13
(34) Io.
17, 26
(35) Luc.
6, 20-21
domenica 17 novembre 2019
Santi Crisanto e Daria, pregate per noi!
I Santi Crisanto e Daria da oltre un millennio sono venerati patroni
della Città di Reggio Emilia.
La loro memoria è presente nei più antichi Martirologi della Chiesa di
Oriente e di Occidente e il loro culto si è diffuso in tutta la cristianità fin
dai primi secoli: lo testimoniano le raffigurazioni dei due santi Martiri nei
mosaici di Sant’Apollinare a Ravenna. Nel Martirologio Romano pubblicato nel 2001 a norma
della Costituzione del Concilio Ecumenico Vaticano II sulla sacra Liturgia,
così si apre l’elenco dei Santi ricordati dalla Chiesa il 25 ottobre: «a
Roma nel cimitero di Trasóne sulla via Salaria nuova, santi Crisanto e Daria,
martiri, lodati dal papa san Damaso».
I loro resti, unitamente a quelli dei martiri Diodoro e Mariano, traslati
da Stefano VI nella basilica dei Ss. XII Apostoli, sono nel pozzo della nuova
confessione dal 22 aprile 1879. Le reliquie venivano esposte all’altare
maggiore il 1 di maggio. La tomba di Crisanto e Daria è indicata, sia negli
Itinerari del VII secolo sia nel Liber
Pontificalis, in una basilichetta del Cimitero di Trasone sulla Via Salaria
Nuova.
Secondo la tradizione parte dei loro resti è custodita anche
a S. Silvestro, a S. Prassede, al Laterano e a S. Paolo f.l.m. che vanta,
inoltre, il possesso delle loro teste. Dal Sancta
Sanctorum furono, secondo la leggenda, traslate nel 915 al monastero di
Munstereiffel e da qui, nel 947,
trasferite nel Duomo di Reggio Emilia ad opera del vescovo Adelardo.
Il loro culto di diffuse
rapidamente nella Città di Reggio al punto che furono dichiarati Patroni,
assieme a S. Prospero, con il quale compaiono nel gonfalone della stessa Città.
Secondo l’iconografia tradizionale che li vuole rivestiti di abiti bianchi
secolari, Crisanto e Daria erano cristiani, e cristiani laici vissuti nel III
secolo, convertiti al cristianesimo ricevendone il Battesimo e accomunati dalla
testimonianza al Vangelo fino al Martirio (si suppone nell’anno 283).
Altre città vantano il possesso
di loro reliquie: Oria, Salisburgo, Vienna e Napoli.
Nascosta nel castello di Oria, la Cripta dei Santi Crisante e
Daria è un raro esempio di chiesa sotterranea urbana altomedievale interamente
conservata.
È una scalinata che si
apre nel cortile del superbo castello svevo di Oria a consentire l’accesso
all’affascinante Cripta dei Santi Crisante e Daria, piccola chiesa ipogea
d’epoca altomedievale.
La cripta, riportata alla
luce nel 1822, è stata verosimilmente fondata dal vescovo Teodosio per ospitare
le reliquie dei santi Crisante e Daria, ricevute in dono da Papa Stefano V.
Come si può comprendere
ci sono un po' di incongruenze storiche
tra le tradizioni locali, solo Iddio sa la verità, ciò che conta che la
testimonianza di fede dei Santi Crisante e Daria sia da custodia della fede di
coloro che visitano con fede questi luoghi per rinsaldare il loro rapporto con
il Signore Gesù.
sabato 16 novembre 2019
S. Eusanio sipontino
Le scarse notizie della sua vita
provengono da una Passio leggendaria, secondo la quale era originario di
Siponto, attualmente frazione di Manfredonia; durante un pellegrinaggio a Roma
Eusanio sostò nei territori di Chieti, Valva, Antrodoco e Rieti; in queste ultime
due città compie dei miracoli, e a Rieti gli venne dedicata la chiesa di
Sant'Eusanio. Durante il viaggio di ritorno, si fermò nel territorio
dell'attuale Sant'Eusanio Forconese, nella provincia dell'Aquila, dove svolse
un secondo apostolato, suscitando le gelosie di unHistoria della città di Chieti metropoli della provincie d'Abbruzzo;
del 1657, redatta dallo storico e giurista Girolamo Nicolino. Nel testo si
narra che Eusanio compì un miracolo nella sua cittadina di origine Siponto,
resuscitando un giovane di nome Diocleziano. A seguito dell'evento miracoloso i
suoi concittadini gli offrirono la carica di vescovo della città, ma egli
rifiutò, lasciando la città insieme con lo stesso Diocleziano, e altri due
compagni, Teodoro e sua sorella Gratula, per recarsi a Roma. Durante il viaggio
attraversarono il territorio di Chieti. In un luogo chiamato Montecchio
(l'odierna Sant'Eusanio del Sangro), Eusanio compì un altro miracolo guarendo
Teoconia, una donna che era cieca da dodici anni. Il viaggio prosegui
attraverso Valva e Cinque Ville (l'odierna Sant'Eusanio Forconese), dove
Eusanio compì diversi altri miracoli.
Attualmente il corpo del Santo è
custodito nella cripta della chiesa di Sant'Eusanio Forconese, dove fu
ritrovato nel 1748 in seguito agli scavi voluti dall'allora vescovo dell'Aquila
Giuseppe Coppola, il quale sull'evento scrisse una minuziosa relazione.
venerdì 15 novembre 2019
La mia dignità ...
Un fiore cade senza far rumore
Senza colpa né dolore
Senza chiedersi perché
Dal sonno prende forma un'illusione
Che la vita è un'occasione
E domani si offrirà
Cambia il cielo sopra di noi
Non c'è fretta e poi
Al risveglio il buio si spaventerà
Fra le mani una novità
La mia dignità
Come neve bianca al sole splenderà
Ritorneremo
Bianche foglie al gelo nudi senza peso
Ritroveremo
Chiuso in un cassetto un altro sogno arreso
Senza chiedersi perché
Ieri c'era e oggi non c'è
Leggero come un cambio di stagione
Voglia di ricominciare
Anche poco basterà
È come se non fosse mai successo
La bellezza di un inizio
Sembra non finire mai
Cambia il cielo sopra di noi
Non c'è fretta e poi
Al risveglio il buio si addormenterà
Fra le mani una novità
La mia dignità
Come neve bianca al sole splenderà
Ritorneremo
Bianche foglie al gelo nudi senza peso
Ritroveremo
Chiuso in un cassetto un altro sogno arreso
Senza chiedersi perché
Ieri c'era e oggi non c'è
Come foglie arrese
Senza più difese
Nonostante il vento siamo ancora appese
Gemme ormai dischiuse
Vene d'acqua e luce
Aspettando il sole mentre il cielo tace
Ritorneremo
Bianche foglie al gelo nudi senza peso
Ritroveremo
Chiuso in un cassetto un altro sogno arreso
Senza chiedersi perché
Ieri c'era e oggi non c'è.
giovedì 14 novembre 2019
mercoledì 13 novembre 2019
Cos I'm only human after all, I'm only human after all!
Forse sono sciocco, forse sono cieco
Pensando di poter vedere attraverso questo e vedere cosa c'è
dietro
Non ho modo di dimostrarlo, quindi forse sono cieco
Ma sono solo umano dopo tutto, sono solo umano dopo tutto
Non dare la colpa a me
Dai un'occhiata allo specchio e cosa vedi
Lo vedi più chiaro o sei ingannato in ciò in cui credi
Perché dopo tutto sono solo umano, dopotutto sei solo umano
Non dare la colpa a me
Non dare la colpa a me
Alcune persone hanno i veri problemi
Alcune persone sfortunate
Alcune persone pensano che io possa risolverli
Signore cielo sopra
Dopotutto sono solo umano, dopotutto sono solo umano
Non dare la colpa a me
Non dare la colpa a me
Non chiedere la mia opinione, non chiedermi di mentire
Quindi chiedi perdono per averti fatto piangere, per averti
fatto piangere
Cos I'm only human after all, I'm only human after all
Don't put your blame on me, don't put the blame on me
Perché dopo tutto sono solo umano, dopo tutto sono solo
umano
Non dare la colpa a me, non dare la colpa a me
Alcune persone hanno i veri problemi
Alcune persone sfortunate
Alcune persone pensano che io possa risolverli
Signore cielo sopra
Dopotutto sono solo umano, dopotutto sono solo umano
Non dare la colpa a me
Non dare la colpa a me
Sono solo umano, faccio errori
Sono solo umano, è tutto ciò che serve per incolpare me
Non dare la colpa a me
I'm no prophet or messiah
Should go looking somewhere higher
Non sono un profeta o un messia
Dovrebbe andare a cercare da qualche parte più in alto
Dopotutto sono solo umano, dopotutto sono solo umano
Non dare la colpa a me, non dare la colpa a me
Sono solo umano, faccio quello che posso
Sono solo un uomo, faccio quello che posso
Non dare la colpa a me
Non dare la colpa a me
martedì 12 novembre 2019
lunedì 11 novembre 2019
Bartolomeo da Simeri e Martino di Tours, santi della Chiesa indivisa!
icona del maestro Ivan Polverari |
Martirologio Romano, 11 novembre: Nel monastero
di Grottaferrata nei pressi di Frascati, vicino a Roma, san Bartolomeo, abate,
che, nato in Calabria, fu compagno di san Nilo, del quale avrebbe in seguito
composto la Vita, e gli fu accanto quando, ormai prossimo alla morte, fondò nel
territorio di Frascati un monastero organizzato secondo la disciplina ascetica
dei Padri orientali, che egli consolidò durante il suo governo facendone una
scuola di scienza e arte.
Martirologio Romano, 11 novembre: Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua
deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna
Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora
catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un
povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita
monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di
Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé
il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei
villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché
a Candes fece ritorno al Signore.
Preghiera per l’unità dei Cristiani
Signore
Gesù Cristo, che alla vigilia della tua passione hai pregato perché tutti i
tuoi discepoli fossero uniti perfettamente come tu nel Padre e il Padre in te,
fa’ che noi sentiamo con dolore il male delle nostre divisioni e che lealmente
possiamo scoprire in noi e sradicare ogni sentimento d’indifferenza, di
diffidenza e di mutua astiosità.
Concedici
la grazia di poter incontrare tutti in te, affinché dal nostro cuore e dalle nostre
labbra si elevi incessantemente la tua preghiera per l’unità dei cristiani,
come tu la vuoi e con i mezzi che tu vuoi.
In
te che sei la carità perfetta, fa’ che noi troviamo la via che conduce
all’unità nell’obbedienza al tuo amore e alla tua verità. Amen.
domenica 10 novembre 2019
San Leone Magno è un luogo!
Martirologio Romano, 10 novembre: Memoria di san
Leone I, papa e dottore della Chiesa: nato in Toscana, fu dapprima a Roma
solerte diacono e poi, elevato alla cattedra di Pietro, meritò a buon diritto
l’appellativo di Magno sia per aver nutrito il gregge a lui affidato con la sua
parola raffinata e saggia, sia per aver sostenuto strenuamente attraverso i
suoi legati nel Concilio Ecumenico di Calcedonia la retta dottrina sull’incarnazione
di Dio. Riposò nel Signore a Roma, dove in questo giorno fu deposto presso san
Pietro.
San
Leone Magno è un luogo del cuore! Piazza Udine, parrocchia di San Leone Magno. Qui
i primi i passi del cammino.
Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e
io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. (Gv 6,56-57).
sabato 9 novembre 2019
UNA DATA CHE HA CAMBIATO IL MONDO!
Il 9 novembre 1989, cadeva il Muro
di Berlino, che per tanto tempo ha tagliato in due la città ed è stato simbolo
della divisione ideologica dell’Europa e del mondo intero. La caduta avvenne
all’improvviso, ma fu resa possibile dal lungo e faticoso impegno di tante
persone che per questo hanno lottato, pregato e sofferto, alcuni fino al
sacrificio della vita. Tra questi, un ruolo di protagonista ha avuto il santo
Papa Giovanni Paolo II. Preghiamo perché, con l’aiuto del Signore e la
collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, si diffonda sempre più una
cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il
mondo, e non accada più che persone innocenti siano perseguitate e perfino
uccise a causa del loro credo e della loro religione. Dove c’è un muro, c’è
chiusura di cuore. Servono ponti, non muri!
Papa Francesco
venerdì 8 novembre 2019
Mix Canzoni Italiane 2019 ... - 53 alla fine!
0:01 Playa 3:15 Una Volta Ancora 6:08 Pensare Male 9:36 Jambo 12:11 Dove e Quando 15:21 Senza Pensieri 18:25 Margarita 21:23 Mambo Salentino 23:56 Arrogante 27:10 Italiani In Vacanza 24:47 Maradona Y Pelé (un errore di titolazione nel video) 33:11 Tequila E San Miguel 36:25 Senza Farlo Apposta 40:00 Soldi 43:20 Mademoiselle 46:29 La Hit Dell'estate 49:38 Ostia Lido 52:31 L'altra Dimensione 54:36 La Ragazza Con Il Cuore Di Latta 58:00 Vivere Tutte Le Vite 1:01:40 Calipso 1:04:56 Piccola Stella