Alla scoperta della Fede
e della storia
La Sardegna è
un’isola che fu abitata dall’uomo fin dall’inizio dei tempi. Segno solo i siti
nuragici (“Su Nuraxi” di Barumini), poi successivamente dai Fenici (antica
città di Nora), dei Greci (Tharros) e dei Romani (Cagliari). Qual è la
religiosità degli inizi? Quando l’annuncio del Vangelo giunse in Sardegna?
Varie erano le religione presenti: le divinità romane, quelle
fenice-cartaginesi, le divinità autoctone (specialmente nelle zone centrali).
Tra le religioni un posto a sé aveva il giudaismo, portato dagli ebrei giunti
nell’isola con la diaspora, o mandati in esilio. La comunità ebraica più
numerosa si trovava a Cagliari (Kalaris). Il Vangelo giunse in Sardegna per
mezzo di ebrei convertiti, commercianti, militari marinai, schiavi, esiliati.
La fede cristiana si diffuse dapprima nelle città costiere (Cagliari, Nora,
Sant’Antioco, Tharros, Olbia, Porto Torres), poi nell’entroterra. Prima si
ebbero comunità giudeo-cristiane, poi solo cristiani convertiti dalle religioni
pagane. Ai primi cristiani indigeni si aggiunsero quelli mandati in esilio.
Numerosi furono inviati nel 174 dall’imperatore Marco Aurelio. Fra questi Callisto
papa, Ponziano papa, il sacerdote Ippolito, e Antioco del Sulcis
condannati “ad metalla” ai lavori forzati
nelle miniere. I cristiani furono perseguitati in Sardegna come in tutto il
resto dell'impero romano, e anche i sardi ebbero i loro martiri: Simplicio,
Gavino, Lussorio e Saturno, condannati a morte tra il III e IV secolo d.C.,
sotto
Diocleziano. Luoghi della fede degli inizi si trovano a Cagliari e a
Sant’Antioco (con la stupenda catacomba, già necropoli cartaginese). Il Santuario dei
Ss. Martiri in Cagliari è un luogo singolare che vuole raccogliere la memoria
dei primi cristiani dell’antica Kalaris
e dell’intera isola. Nel 455 i Vandali dopo aver saccheggiato Roma, occuparono
la Sardegna, rimanendoci sino al 534. I re vandalici, stabilitisi in Africa
settentrionale, professavano l'Arianesimo, combattuto dalla chiesa di Roma, e
utilizzarono la Sardegna come terra di esilio per quei cristiani
cattolici. Così nell'Isola arrivarono numerosi vescovi e monaci che svolsero
un'intensa opera di evangelizzazione nei confronti delle popolazioni sarde
ancora legate a forme antiche di religiosità e a riti pagani. Durante il
dominio dei vandali due sardi divennero papi: Ilario (461-468) e Simmaco
(498-514).
Nel VI secolo i
Bizantini, cacciati i Vandali, annettono all’ impero la
Sardegna. Il monachesimo orientale influì in Sardegna sul culto e sulla
liturgia, specialmente per la devozione a santi. Un segno di questi culti
particolari è la diffusione del culto per l’imperatore Costantino e per sua
madre Elena. Eredità di questo periodo è il santuario di Santu Antinu a Sedilo, rimaneggiato nel
XVI secolo. Tra il 590 e il 604 grande incremento alla diffusione della fede
cristiana, specialmente nel centro-Sardegna, fu dato dall’invio di missionari
da parte di papa san Gregorio Magno. Nel corso dell'VIII e IX secolo la vita
dei paesi del Mediterraneo fu sconvolta dall'espansione degli Arabi. La
Sardegna, perso ogni contatto con Bisanzio, restò isolata di fronte agli
attacchi dei saraceni: i centri costieri venivano continuamente saccheggiati,
gli abitanti catturati e venduti come schiavi.
Fu questo evento che portò poi
alla nascita di Ordini come i Trinitari e Mercedari, quest’ultimo ancora
presente nel santuario di Bonaria dal 1335. Fu questa situazione che molto
probabilmente sta all'origine dei Giudicati: entità statuali autonome che
ebbero potere in Sardegna fra il IX ed il XV secolo. Dall'XI secolo arrivarono
in Sardegna per richiesta d ella chiesa di Roma, i primi monaci.
Per primi arrivarono i Benedettini di Montecassino (1064), poi i Vittorini
provenienti da Marsiglia (1089), i Camaldolesi (1105), i Vallombrosani (1128),
i Cistercensi. I monasteri, oltre ad essere centri di cultura, promossero la
costruzione di chiese e basiliche che abbellirono ed arricchirono le campagne
sarde. Nel 1015 gli Arabi tentarono nuovamente di occupare l’isola, in soccorso
dei Giudici vennero le Repubbliche marinare di Pisa e Genova e un secolo dopo
la Sardegna passò sotto il loro dominio. Fu in questo periodo che nel 1220
giunsero i Francescani a Sassari, Oristano e Cagliari. E nel 1294 i
Domenicani aprirono un convento a Cagliari nel rione di Villanova, divenendo
molto popolari per la predicazione e la diffusione del Rosario.
Queste presenze
segnarono tutta una fioritura – anche nei secoli successivi - di una santità
ancora oggi custodita a Cagliari: Ignazio da Laconi e Salvatore da Horta.
Dal 1300 al 1700 la Sardegna passò sotto il dominio aragonese, e in questo
periodo vide la presenza di molti ordini religiosi: Agostiniani, Carmelitani,
Minimi, Servi di Maria, Gesuiti e Fatebenefratelli. È in questo periodo che l'arcivescovo
Francisco de Esquivel di Cagliari creò il Santuario dei Martiri. In
conseguenza dei trattati di Londra (1718) e dell’Aia (1720) la Sardegna passò
ai Savoia, e iniziò così la dominazione sabauda che portò l’isola a unirsi al
continente e a confluire infine nello stato italiano.
L’Ottocento in Sardegna
fu un periodo molto difficile per la fede e per la Chiesa a causa del nuove
correnti di pensiero e per le questioni civili che scuotevano l ’Italia
e l’Europa. Molte diocesi rimasero senza vescovo: Bosa e Ozieri per 25 anni;
Cagliari per 17; Nuoro per 15; Tempio 16; Oristano 11; Alghero 8; Sassari 7.
Nel 1868
poterono partecipare al Concilio Vaticano I, solo tre vescovi. Niente visite
pastorali e cresime durante gli anni di sede vacante. Questo portò a molte
conseguenze pastorali.
Con l’avvento
dell’unita d’Italia la Chiesa sarda visse in piena sintonia con le vicende
nazionali civili e religiose. Un frutto della fede in Sardegna e della ripresa
del Novecento fu la giovane martire dell’A.C. Antonia Mesina di
Orgosolo. L’ultimo testimone della fede riconosciuto dalla Chiesa in Sardegna è
Elisabetta Sanna, beatificata nel 2016.