Il
culto della Vergine Maria va dalla sua santa Infanzia alla sua Dormizione:
dalla nascita alla gloria del Cielo.
Se
vi dicessi Dom Isidoro o Chiara Isabelli Fornari, questi nomi, credo, ai molti,
non dicono nulla. Ma nella storia della Chiesa e del culto mariano sono gli
artefici e diffusori del culto della Santa Bambina o comunemente detta Maria
Bambina. Siamo nel XVIII secolo.
Un
olivetano ligure, Dom Isidoro, e una clarissa di Todi sono gli iniziatori di
questo culto, e un simulacro plasmato dalle mani della Venerabile Chiara
Isabella approda in Lombardia nel 1738.
Il
grazioso simulacro era molto venerato ed era strumento di molte grazie. Con le
soppressioni napoleoniche il simulacro passo di mano in mano, quando nel 1810
arrivo nella casa nel neonato istituto, allora chiamato delle Suore di Carità.
In questa casa – in infermeria - avvennero miracoli e la città di Milano fu
coinvolta in questa evento di grazia, tanto che l’istituto di suore fu detto di
Maria Bambina, il luogo divenne un santuario, e l’immagine si diffuse ogni
dove nelle nostre chiese e nelle nostre case.
Una
intuizione dello Spirito che attraverso due anime sante divenne poi evento di
grazia per il bene di molte anime.
Il
dono di Dio è sempre un dono per il bene di tutti, in caso contrario non è dono
di Dio, ma del divisore.
La
Chiesa è una fucina di doni che concorrono alla costruzione della civiltà
dell’amore.
Diceva
Paolo VI: se vogliamo promuovere la
civiltà dell’amore quale sarà il primo, il principale oggetto del nostro
programma rinnovato e rinnovatore? Noi guardiamo alla vicenda storica, nella
quale ci troviamo; e allora, sempre osservando la vita umana, noi vorremmo
aprirle vie di migliore benessere e di civiltà, animata dall’amore, intendendo
per civiltà quel complesso di condizioni morali, civili, economiche, che
consentono alla vita umana una sua migliore possibilità di esistenza, una sua
ragionevole pienezza, un suo felice eterno destino.
Anche
il culto della Santa Bambina è per la salvezza, per costruire la civiltà dell'amore: la liturgia del giorno la
definisce speranza e aurora di salvezza
al mondo intero.