Roma, (ZENIT.org)
La Chiesa celebra oggi la luminosa figura di Chiara
d'Assisi, una grande santa associata da sempre alla persona di San Francesco .
La lettura e la conoscenza della storia di santi ha sempre da insegnare ai
nostri giorni: il contesto storico della vita del santo è il paradigma per
cogliere le virtù che ha sviluppato per mezzo della sua umiltà e della grazia
di Dio.
Chiara nasce ad Assisi nel 1194, dalla nobile e ricca famiglia
degli Offreducci, conducendo una vita nel benessere. Una vita che evidentemente
non ha appagato il desiderio dell'anima della giovane, che rimase affascinata
all’età di 12 anni dal gesto di Francesco di spogliarsi dei suoi abiti
lussuosi e di ogni bene, davanti al padre Bernardone, per vivere in
pienezza il messaggio evangelico. La spogliazione di Francesco aveva acceso il
cuore di Chiara che, sette anni dopo, decise di associarsi a lui, che
quindi decise di tagliarle i capelli e di farle indossare il saio
come segno di povertà, umiltà e penitenza. Il padre tentò di convincerla di
ritornare a casa, ma il tentativo fu inutile.
La scelta di Chiara trascinò dapprima sua sorella Agnese, poi
l'altra sorella Beatrice ed infine una cinquantina di ragazze attratte da
quell’ideale di vita evangelica. Infine anche la mamma di Chiara, Ortolana,
entrerà in convento. La vita delle “clarisse” era contrassegnata da
lavoro, preghiera e servizio per tutti, specialmente i più poveri
ed emarginati della società.
Chiara morì l’11 agosto 1253, ad Assisi. A soli due anni dalla
morte, Papa Alessandro IV la proclamò Santa. Pio XII, il 14 febbraio 1958,
proclamò Chiara patrona della televisione e delle telecomunicazioni, perché la
prima discepola di San Francesco, nella notte di Natale del 1252, ebbe la
grazia di poter vedere dalla sua cella la celebrazione che si svolgeva in
Chiesa.
Quanto ha da insegnare la vita di Santa Chiara di Assisi alle
donne e agli uomini del nostro tempo? La sua scelta di vita appare
anacronistica e austera per una società dove
le parole "rinunzia, sacrificio e solidarietà" sono bandite
dal linguaggio comune. La mentalità comune è quella di considerare il progresso
e l’emancipazione come unico diritto alla libertà inividuale senza considerare
una verità superiore da seguire.
Chiara insegna a tutte le giovani donne a perseverare nella loro
scelta, anche se essa viene osteggiata dai genitori. Lei ha ritenuto la
chiamata della vocazione una evidente espressione della volontà di Dio, da
anteporre al volere del padre terreno. Le nuove generazioni stanno riscoprendo
il senso religioso a causa della crisi economica, del malessere di una
società che esclude i giovani, e delle dolorose testimonianze degli adulti
sulla insensatezza di una vita senza Dio. La testimonianza di Chiara può
aiutare a sentirsi sostenuti quando si dovessero verificare alcune
incomprensioni con i genitori per alcune scelte di vita a causa della fede.
Chiara è stata eletta patrona della televisione, perché vuole
insegnarci uno stile solidale e proficuo dell’uso di questo diffuso mezzo di
comunicazione. Gli ultimi decenni ci hanno dimostrato che la televisione
ha il potere di influenzare le coscienze, la mentalità ed i costumi delle
singole persone e dell’intera collettività. Il consumismo dei nostri tempi è
una conseguenza diretta delle martellanti campagne pubblicitarie, che invitano
ad acquistare prodotti anche senza una reale necessità. Il divorzio,
l’aborto e l’eutanasia, l'ideologia dei gender sono atteggiamenti che vengono
normalizzati e divulgati dalle televisioni con l’oscuro intento d’influenzare
la cultura e l’opinione pubblica.
Quanto è importante avere una buona televisione che promuova
l’educazione umana e scolastica! Una televisione che proponga il dialogo e non
lo scontro tra opinionisti; una televisione che aiuti le persone a cercare
un lavoro, che sostenga iniziative a favore dei poveri, degli esclusi e
degli ammalati della società. Una televisione che affronti le questioni etiche
dei nostri tempi con chiarezza, competenza e trasparenza. Come vorrebbe la
sua patrona.