“A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio ..?” (Mc 4)
Gesù nel suo narrare la buona novella cerca sempre delle immagini per fissare nella mente dei suoi uditori l’insegnamento che vuole annunciare.
In questa lezione l’immagine è il “granello di senape … più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno”.
Ma poi nel raccontare come il piccolo dei semi cresce egli ricorda ai suoi uditori che “cresce e diventa più grande”.
Anche il regno di Dio ha avuto inizio da piccole cose: “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”; da un manipoli di uomini che “erano infatti pescatori”.
Il regno di Dio è fatto di piccole cose, di piccoli gesti che poi diventano un grande albero, come il senape.
La santità che oggi celebriamo nasce in un piccolissimo paese, frazione di un comune della provincia di Parma, Lalatta. “Può venire qualcosa di buono” da un luogo dove., oggi. risiedono 37 persone?
Certo da un piccolo paese è uscito un grande uomo: Andrea Carlo Ferrari.
Ordinato sacerdote nel 1873 a Parma, svolse il ministero sacerdotale come parroco, poi come vicerettore del seminario, poi come insegnante e infine rettore del Seminario.
Durante il suo rettorato ebbe a che fare con altre due piccoli semi del regno di Dio: San Guido Maria Conforti e il V enerabile Giocondo Lorgna, due fondatori e santi sacerdoti.
Le doti umane e cristiane varcarono i confini del seminario, e il Beato Ferrari divenne dal 1890 vescovo: Guastalla, Como e infine Milano nel 1894 con la nomina a Cardinale.
A Milano fu preoccupato, sulla scia di San Carlo Borromeo, di "conservare la fede" attraverso la predicazione, ma soprattutto attraverso la catechesi. Grazie alle sue dote si arrivò alla stesura di un testo di catechesi che poi fu la base del Catechismo di San Pio X.
A lui si deve la scelta pastorale ambrosiana dell’istituzione in tutte le parrocchie di un Oratorio, maschile e femminile.
Come ogni “profeta” soffri a causa della Chiesa per e nella Chiesa per la sua intuizione ad una particolare attenzione ai problemi del laicato e del suo ruolo nella Chiesa. Questa sua sofferenza rimase come una alone per la Chiesa Ambrosiana e per il Cardinal Ferrari: si sciolse solo con il nuovo clima del Concilio V aticano II dove emerse quanto il Beato Ferrari avesse anticipato i temi della riforma della Chiesa. Il pieno riconoscimento lo si ebbe quando fu proclamato beato da papa Giovanni Paolo II il 10 maggio 1987.
Il beato Andrea Carlo Ferrari spiccò il volo da ammalato incurabile, con un tumore alla gola, il 2 febbraio 1921.
Nonostante la pioggia, i funerali del pastore defunto riuscirono un trionfo per l'incredibile concorso di vescovi, di sacerdoti e di fedeli. Il governo italiano lo commemorò alla Camera e permise che fosse sepolto in Duomo. Don Angelo Roncalli (oggi, beato Giovanni XXIII), che ebbe frequenti contatti con lui, lo considerò sempre "un autentico santo", e quando diventò papa non si stancava di ripetere: "Se Pio X aveva una statura di santità di un metro, il Card. Ferrari l'aveva di quattro".
La sua vita fu come un seme che “se caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Noi celebriamo ancora questo frutto, non solo la sua santità, infatti molta della nostra identità diocesana è frutto della sua intuizione pastorale e profetica.
Concludo con un pensiero del beato:
“Nella stretta del dolore e dell'afflizione, nella tristezza dell'animo tribolato, il prostrarci con fede e con amore dinanzi all'Ostia Santa vuol dir essere ristorati e fortificati nel cammino, spesso difficile, della vita. V orrei che non ci fosse chiesa alcuna in cui, nel pomeriggio verso sera, non accorresse un buon numero di persone a visitare Gesù Sacramentato”.
Amen.