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martedì 18 settembre 2012
Unione di fatto...
OGGI è partito il registro delle unioni di fatto presso il comune di Milano!
PURA PUTTANATA senza valore, soprattutto x soddisfare il purito di qualcuno... le cose si fanno serie o non si fanno!
In Tv aveva detto una consigliera che se poi si lasciano, vanno all'ufficio e si cancellano.. ma usano la gomma perchè è pure scritto in matita?
Vuoi fare le unioni gay falle!! ma seriemente, ma null'altro, il matrimonio civile è per le coppie etero, in caso contrario diamo spazio all'anarchia legalizzata!
Il Cantico del Bene
Chi fa ben sol per paura
non fa niente e poco dura.
Chi fa ben sol per usanza
se non perde, poco avanza.
Chi fa ben come per forza
lascia il frutto e tien la scorza.
Chi fa ben qual sciocco a caso
va per l'acqua senza vaso.
Chi fa ben per parer buono
non acquista altro che suono.
Chi fa ben per vanagloria
non avrà già mai vittoria.
Chi fa ben per avarizia
cresce sempre più in malizia.
Chi fa ben con negligenza
perde il frutto e la semenza.
Chi fa bene all'indiscreta
senza frutto mai s'acquieta.
Chi fa ben per solo gusto
mai sarà santo né giusto.
Chi fa ben sol per salvarsi
troppo s'ama e non sa amarsi.
Chi fa ben per puro amore
dona a Dio l'anima e il cuore e qual figlio servitore
sarà unito al suo Signore.
Gesù dolce Salvatore
sia lodato a tutte l'ore il supremo e
gran Motore d'ogni grazia donatore.
Amen.
S. Giuseppe da Copertino
Un "fratel Asino" dalla profonda sapienza teologica
di Pietro Barbini
FONTE 18 settembre 2012 (ZENIT.org)
Nel 2003 cadeva il IV centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino, del quale oggi si festeggia la memoria liturgica.
In questo santo “risplende la sapienza dei piccoli e lo spirito delle Beatitudini evangeliche”, colui che ci “indica la strada che conduce all’autentica gioia, pur in mezzo a fatiche e tribolazioni”, “una gioia che viene dall’alto e nasce dall’amore per Dio e per i fratelli”: queste furono le parole che in quell’occasione pronunciò il beato Giovanni Paolo II. Mai parole furono più adatte per descrivere la vita del Santo pugliese che ancor oggi contagia del suo amore chi ne viene a contatto.
Nato da una famiglia dalle umili origini, il 17 giugno 1603, Giuseppe Desa – questo il suo nome anagrafico - a 25 anni fu ordinato sacerdote e accolto nell’ordine dei Frati Minori Conventuali di Puglia. Amore, semplicità, umiltà e sacrificio contraddistinsero la vita di questo frate che trascorreva le sue giornate tra incessanti preghiere e lunghe meditazioni. Qualsiasi compito svolgesse il suo sguardo era sempre rivolto al cielo ed ogni sua azione mirava al conseguimento delle virtù celesti.
San Giuseppe da Copertino è noto ai più per le frequenti estasi che lo portavano a lievitare da terra, rimanendo sollevato anche per lungo tempo; per questo fu accusato di messianismo e sottoposto al tribunale dell’inquisizione che lo ritenne poi innocente, ma, per una sorta di prudenza da parte dei suoi superiori, fu allontanato dal suo ordine per circa vent’anni e trasferito prima ad Assisi, poi nel Convento dei Capuccini di Pietrarubbia ed infine Fossombrone.
Solamente nel 1657 poté tornare all’interno del suo ordine, vivendo serenamente gli ultimi anni della sua vita nel convento di Osimo, dove morì e dove tuttora viene conservato il suo corpo all’interno di una teca. San Giuseppe da Copertino ebbe una vita semplice, ma non facile, ed anche il saio, come si suol dire, dovette conquistarselo con molta fatica.
Diventare sacerdote, allora come oggi, richiedeva il possesso di un’adeguata istruzione che il futuro santo assolutamente non aveva (gli agiografi raccontano che non era proprio portato per lo studio), anche a causa di una malattia che lo costrinse ad abbandonare gli studi, appena cominciati, a soli sette anni (la sua guarigione, all’età di 15 anni, fu attribuita alla Madonna delle Grazie di Galatone, alla quale rimarrà devoto per tutta la vita); fu proprio in questo periodo che nel cuore di Giuseppe si instaurò il desiderio di consacrare la sua vita a Cristo, servendolo come sacerdote francescano.
La mancanza d’istruzione, comunque, non intimidì il giovane Giuseppe nel rispondere alla “chiamata” di Dio e con molta umiltà, impegno ed estenuanti ore di studio, coadiuvato dallo zio, anch’egli frate francescano e noto teologo dell’epoca, riuscì a superare con successo tutti gli esami, grazie anche alle prodigiose intercessioni della Madonna, che Giuseppe pregava assiduamente. Si racconta, infatti, che, prima di sostenere l’esame per diventare diacono, la Madonna gli apparve in sogno consegnandogli il brano delle Sacre Scritture sul quale venne poi interrogato.
L’aneddoto più noto, invece, riferisce di come Giuseppe riuscì a passare l’ultimo difficile esame, prima di essere ordinato sacerdote, senza nemmeno essere interrogato, in quanto il Vescovo decise di promuovere tutti in massa dopo aver constatato la buona preparazione dei primi allievi; la cosa fu provvidenziale, visto che tutti conoscevano il programma alla perfezione, tranne Giuseppe. Per questi e molti altri fatti nel 1753, anno della sua beatificazione, gli studenti cattolici lo scelsero come loro Patrono.
È interessante notare che nonostante San Giuseppe da Copertino non fu mai un uomo di cultura, lui stesso usava definirsi “fratel Asino”, nel corso della sua vita si confrontò frequentemente con brillanti teologi, professori ed intellettuali, i quali rimanevano puntualmente colpiti dalle risposte di questo frate che, per quanto semplici, possedevano in sé una profonda sapienza teologica di un’efficacia senza pari. Non a caso moltissimi lo scelsero come maestro spirituale: principi, nobili, regnanti, sacerdoti, religiosi, cardinali, vescovi e addirittura papi, come Urbano VIII e Innocenzo X.
“San Giuseppe da Copertino incoraggia il mondo della cultura, in particolare della scuola, a fondare il sapere umano sulla sapienza di Dio”, disse Giovanni Paolo II, ricordando, con queste parole, che proprio questo amore per Dio e questa sua continua tensione verso il divino, portarono l’umile frate “illetterato” a comporre poesie, “parabole” e cantici, il più noto dei quali fu Il Cantico del bene, che nemmeno lui avrebbe mai sognato di scrivere.
San Giuseppe da Copertino, in sostanza, è la dimostrazione che a Dio nulla è impossibile. Un esempio di come il Signore possa realizzare cose considerate irrealizzabili e umanamente impensabili. La prova che se uno fa la volontà di Dio e si affida pienamente a Lui, non avrà nulla di che temere e che il Signore donerà la forza per affrontare qualsiasi tipo di “impresa”.
SAN EUSTORGIO I, vescovo di Milano
18 settembre
SAN EUSTORGIO I, vescovo
MEMORIA
Eustorgio fu il nono vescovo di Milano. La tradizione lo ricorda di origine greca, mandato a Milano dall’imperatore come governatore. Alla morte di Protasio fu eletto vescovo. Recatosi a Costantinopoli, al ritorno avrebbe eretto la chiesa che porta il suo nome, presso il luogo della primitiva comunità cristiana in zona porta Ticinese. In essa collocò l’arca con le reliquie dei Magi, poi trafugate dal Barbarossa e portate a Colonia. Eustorgio morì un 18 settembre poco prima dell'anno 355 e fu sepolto nella basilica “dei Re”, poi a lui dedicata.
Martirologio Romano, 18 settembre: A Milano, sant’Eustorgio, vescovo, di cui sant’Atanasio loda la professione della vera fede contro l’eresia ariana.
NOVENA AI SANTI MEDICI (2)
18 settembre
PREGHIERA AI SANTI MEDICI
PER CHIEDERE FEDE e LIBERTà
Noi ti lodiamo e ti adoriamo, Signore, re del martiri, che per noi offristi la tua vita nella cena pasquale e nella oblazione cruenta sulla croce. Per i santi martiri Cosma e Damiano, uccisi a causa del vangelo e per testimoniare la loro fede in te, ti preghiamo, donaci la vera libertà di spirito, da' a noi pure una fede pura e coerente, fa che sosteniamo con fortezza le prove della vita e donaci di vincere le seduzioni del mondo, perché possiamo piacerti e meritare come loro di essere un giorno partecipi della tua gloria. Amen.
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