martedì 10 luglio 2012

Un pensiero ...






"Chi non dona è ingrato verso Colui che l'ha ricolmato di beni"
Sant’Agostino d'Ippona
Vescovo e Dottore della Chiesa
(IV - V secolo)

IL BEATO CLEMENTE VISMARA PRESENTA FRATEL FELICE TANTARDINI






La figura del Servo di Dio, fabbro ferraio e missionario, raccontata dal Beato sacerdote del Pime e patriarca della Birmania (di padre Piero Gheddo, in ZENIT)

Il Beato padre Clemente Vismara in un suo libro intitolato "Il bosco delle perle", elencò tra queste anche il servo di Dio fratel Felice Tantardini (1898-1991), fabbro ferraio della Valsassina, missionario a Toungoo e poi a Taunggyi per 69 anni, la cui causa di canonizzazione, iniziata nel 2001, è in attesa del Decreto sulle virtù eroiche.






Ecco cosa il Beato Vismara scrisse del Servo di Dio Fratel Felice:

“Fratel Felice... Il nome è appropriato. In qualunque tempo, in qualunque luogo e circostanza voi incontrate Fratel Felice, vedrete sempre affiorare sul suo labbro un sorriso sereno, pacato, spontaneo come di chi è amico di Dio, amico degli uomini e nemico di nessuno.
E’ nato tra i monti della Valsassina. Esteticamente non è un bell’uomo. Forse il continuo pesante lavoro di fabbro ferraio e più di tutto i settanta soli passati sul suo capo arruffato lo hanno un po’ incurvato, ma a tutto questo supplisce il suo franco sorriso di galantuomo. Con fratello Felice vien pure a noi spontaneo il sorriso e ci sentiamo felici. La sua felicità è il lavoro.
Voi non lo troverete mai colle mani in mano; nessun lavoro gli è estraneo, vuole e chiede anzi, che, terminata un’opera, subito gliene indichiate un’altra. Dove lo chiamano va, senza rivolgersi indietro, né chiede spiegazioni. Lavora in silenzio, lavora con passione, lavora forte, lavora sempre.
Il mondo si evolve. Fu detto, anche da persone di senno, che ormai è passato il tempo di Fratelli Coadiutori di pochi ed umili talenti. Oggi - si dice - anche i Fratelli devono essere persone qualificate, istruite, che sanno il fatto loro. Non più Fratelli che scopano la casa, o insegnano la dottrinetta, o simili. Via, non esageriamo; l’umile è sempre fattivo, e soprattutto lascia sempre l’impronta di essere vissuto.
Tra un Fratello Coadiutore (una volta si chiamavano Catechisti) ingegnere, professore, architetto, e via dicendo, io missionario di lungo corso voglio e preferisco il Fratel Felice, fabbro ferraio. La preferenza verso l’umile fabbro è dovuta al fatto che noi viviamo fra gente povera, gente che non sa se domani potrà sfamarsi; e questa povertà non è dovuta a natura ingrata, che non rende, ma è dovuta a mancanza di educazione e formazione al lavoro.
No, no, per la Birmania occorrono Fratelli come Felice: buono, ubbidiente, umile e laborioso; ad altri lidi e in altre contrade Fratelli qualificati, specializzati, scienziati.
Tutte le stazioni missionarie della Diocesi di Taunggyi e di Toungoo, nessuna esclusa, furono bagnate dal sudore di Fratel Felice, ed il suo zampino arrivò anche nella Diocesi di Kengtung, Prome e Bhamo. I Padri hanno dimora fissa, un campo di lavoro determinato, Fratel Felice, invece, abita dove c’è lavoro, non ha un focolare proprio, cambia casa, letto, cucina, ma non cambia l’incudine ed il martello.

E di questo laborioso vagabondaggio quale la ricompensa? Di danaro non ne parliamo neanche: Fratel Felice è un signore, non ne sente il bisogno. "Che ne devo fare? Non ho bisogno di nulla". Gli necessita solo il lavoro che protrae fino al tramonto. Se avesse denaro lo dimenticherebbe sul posto del lavoro.
Il debole di Fratel Felice è la pipa; tranne il tempo della preghiera ed il tempo che mastica cibo, la pipa è sempre in bocca. Tutti i padri gli regalano tabacco, e del migliore; lui  non fa in tempo a consumarlo tutto.

"La corona e la pipa sono sempre state le mie indivisibili compagne" confessa candidamente. "Ma non è, questa, una mancanza contro lo spirito di mortificazione?"; "Felice, tu non potrai essere canonizzato, proprio a causa di questo attaccamento alla pipa". "Tanto meglio! risponde lui" e vi tira fuori la storiella di quel Beato martire, che prima di essere messo a morte chiese ed ottenne dai carnefici tre piccole grazie: bere un ultimo sorso di birra, farsi ancora una fumatina e raccomandarsi l’anima a Dio.
“Il buon Dio, commenta il biografo, ha creato le cose buone per la buona gente”.
Caro Fratel Felice, voglia il buon Dio mandarci tanti fratelli come te, che non meritino altro rimprovero se non quello di essere attaccati ad una pipa!”

* * *

L’articolo del Beato padre Clemente Vismara è intitolato “Fratel Felice” ed è stato pubblicato su “Venga il Tuo Regno” del Pime di Napoli nel novembre 1966.




Si veda anche: Piero Gheddo, "Il santo col martello”, Emi, 2000, pagg.240.




CHIESA CATTOLICA IN CINA






DICHIARAZIONE RELATIVA
ORDINAZIONI EPISCOPALI IN CINA

Città del Vaticano, 10 luglio 2012 (VIS).

Di seguito riportiamo il testo della dichiarazione rilasciata questa mattina relativa all'ordinazione episcopale del Reverendo Joseph Yue Fusheng ad Harbin (Provincia di Heilongjiang), il 6 luglio scorso, e del Reverendo Tadeo Ma Daquin, a Vescovo Ausiliare di Shanghai, il 7 luglio.

"Riguardo all’ordinazione episcopale del Reverendo Giuseppe Yue Fusheng, avvenuta ad Harbin (provincia di Heilongjiang) venerdì 6 luglio corrente, si precisa quanto segue:

"l) Il Reverendo Giuseppe Yue Fusheng, ordinato senza mandato pontificio e quindi illegittimamente, è incorso automaticamente nelle sanzioni previste dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico. Di conseguenza, la Santa Sede non lo riconosce come Vescovo dell’amministrazione apostolica di Harbin, ed egli è privo dell’autorità di governare i sacerdoti e la comunità cattolica nella provincia di Heilongjiang".

"Il Reverendo Yue Fusheng era stato informato da tempo che non poteva essere approvato dalla Santa Sede come candidato episcopale, e più volte gli era stato richiesto di non accettare l’ordinazione episcopale senza il mandato pontificio".

"2) I Vescovi, che hanno preso parte all’ordinazione episcopale illegittima e si sono esposti alle sanzioni, previste dalla legge della Chiesa, devono riferire alla Santa Sede circa la loro partecipazione alla cerimonia religiosa".

"3) Un apprezzamento va a quei sacerdoti, a quelle persone consacrate e a quei fedeli laici che hanno pregato e digiunato per il ravvedimento del Reverendo Yue Fusheng, per la santità dei Vescovi e per l’unità della Chiesa in Cina, in particolare nell’amministrazione apostolica di Harbin".

"4) Tutti i cattolici in Cina, Pastori, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici, sono chiamati a difendere e a salvaguardare ciò che appartiene alla dottrina e alla tradizione della Chiesa. Anche nelle presenti difficoltà essi guardano con fiducia al futuro, confortati dalla certezza che la Chiesa è fondata sulla roccia di Pietro e dei suoi Successori".






"5) Confidando nell’effettivo desiderio delle Autorità governative cinesi di dialogare con la Santa Sede, la medesima Sede Apostolica auspica che dette Autorità non favoriscano gesti contrari a tale dialogo. Anche i Cattolici cinesi attendono passi concreti nello stesso senso, primo fra tutti quello di evitare le celebrazioni illegittime e le ordinazioni episcopali senza mandato pontificio, che creano divisione e recano sofferenza alle comunità cattoliche in Cina e alla Chiesa universale".

"È motivo di apprezzamento e di incoraggiamento l’ordinazione del Reverendo Taddeo Ma Daqin a Vescovo Ausiliare della diocesi di Shanghai, avvenuta sabato 7 luglio corrente. La presenza da parte di un Vescovo, che non è in comunione con il Santo Padre, era inopportuna e mostra mancanza di sensibilità verso un’ordinazione episcopale legittima".




Santa Vittoria, martire in Sabina



Santuario di S. Vittoria
Monteleone Sabino (RI)


Le Sante Vittoria e Anatolia sono citate nel Martirologio Geronimiano al 10 luglio "VI idus iulii in Savinis Anatholiae Victoriae" ed è ricordata anche il 19 dicembre: :"In Savinis civitate Tribulana Victoriae".
Anche il Martirologio di Beda (che erroneamente pone il martirio della Santa a Roma), di Adone, del diacono Vandelbertus e di Usuardo ridano la martire di Trebula Mutuesca.
L’odierno Martirologio Romano in data 10 luglio ricorda: “In Sabina nel Lazio, sante Anatolia e Vittoria, martiri”.

Questa citazione è importante perché afferma la storicità e la continuità del culto verso la Martire Vittoria.
Le due Sante compaiono effigiate nei mosaici di S. Apollinare Nuovo in Ravenna, l'una a fianco dell'altra, in mezzo alle Martiri più illustri dell'Occidente, Paolina e Cristina.

Notizie sulla loro vita, passione e martirio le abbiamo da un documento, la Passio, datata tra il VI o VII sec., “Passio ss. Anatoliae et Audacis et s. Victoriae”, racconto che fu letto dallo stesso San Beda (m. 735), che poi riporterà notizie nel suo Martirologio e così via fino all’odierna stesura del “Romano”.

Secondo la Passio, Anatolia e Vittoria rifiutarono le nozze a due patrizi perché consacrate a Dio. I due aspiranti allora col favore imperiale le mandarono in esilio nei loro possedimenti in Sabina; Vittoria presso la città sabina di Trebula Mutuesca (l'odierno Monteleone Sabino), Anatolia presso la città sabina di Thiora  (l’odierna Tora).
Secondo la Passio vi era nel territorio di Trebula un dragone il cui sbuffo pestifero faceva morire uomini ed animali. Domiziano, signore di Trebula, si recò nel posto dove era stata esiliata Vittoria, e la pregò di salvare la città dal drago. La Santa esorto alla conversione alla fede cristiana: solo allora il dragone sarebbe stato vinto. Così avvenne. Dopo aver scacciato il drago, Vittoria entrò nella spelonca del dragone e qui chiese venisse costruito una chiesa e un monastero a cui capo si mise la stessa Vittoria.


La Martire scaccia il dragone
Pietraferrazzana (CH)

La Passio si inoltra poi in altri particolari, ma ad un certo punto dopo questo esilio a Tebula, un commissario imperiale la esortò a rendere omaggio agli dei dell’Impero come segno della sua sottomissione all’Imperatore, al suo rifiuto la consegno ad un soldato, Audace, che fu incaricato di ucciderla, rinchiudendola in una stanza con un serpente. Il rettile lasciò incolume la Santa, mentre si avventò su Audace entrato, l'indomani, nella stanza per accertarne la morte. Ma Anatolia salvò Audace dal serpente e Audace si fece cristiano; quindi, ambedue furono uccisi di spada. Il martirio delle due Sante e di Audace è fissato dalla Passio al tempo di Decio(249-51).
Tutta la cittadinanza fece lutto per 7 giorni; i sacerdoti di Cristo con tutto il popolo la seppellirono ungendola con unguenti e coprendola con teli di lino. La misero dentro un sarcofago e lo deposero nella grotta dove aveva cacciato il dragone. Nel luogo di sepoltura si verificarono molti miracoli. La Santa fu martirizzata il 18 dicembre del 253 e sepolta il 23 dello stesso mese. Sul luogo del martirio venne edificato un sacello; una chiesa invece era presente già nel VIII secolo. Ricostruita alla fine del XI secolo e restaurata più volte, oggi il luogo di culto dedicato a Santa Vittoria è una bella chiesa romanica. All'interno, oltre al sarcofago che fu di Santa Vittoria possiamo ammirare una cisterna, che raccoglie le acque che secondo la tradizione sgorgano al momento del martirio della Santa.
Per quanto scarso sia il valore di questo testo, il culto delle due Sante è antichissimo ed a partire dal sec. VI - VII, ad esse è congiunto Audace, del quale non è possibile, però, garantire se sia un personaggio reale o una creazione dell'agiografo. Centro del culto è sempre stata, la Sabina, dove dovette avvenire il martirio: Trebula Mutuesca (Monteleone Sabino) per Vittoria, Tora per Anatolia e Audace. Più tardi il culto si propagò in altri luoghi in seguito a traslazioni di reliquie. Il corpo di S. Vittoria fu trasferito nell'anno 827 dall'abate Pietro di Farfa, in fuga davanti ai Saraceni, nel Piceno, sul Monte Matenano: fu poi riportato a Farfa il 20 giugno 931 dall'abate farfense Ratfredo, ma nel Piceno rimase assai vivo il culto della Santa . I corpi di Anatolia e di Audace verso la metà del sec. X furono ritrovati nelle campagne di Tora dall'abate sublacense Leone e trasferiti a Subiaco. In epoca imprecisata un braccio di S. Anatolia fu trasportato nelle diocesi di Camerino, in un paese che si chiamò da allora Santa Anatolia (l’odierna Esanatoglia) in prov. di Macerata. I corpi dei ss. Anatolia e Audace riposano ancora a Subiaco nella basilica di S. Scolastica, sotto l'altare del Sacramento. Al di sopra un bel quadro secentesco rappresentante la Santa nell'atto di liberare Audace dal serpente. Il capo di S. Anatolia, come pure parte quello di S. Vittoria sono conservati, però, nel Sacro Speco: infatti altre parti del teschio di S. Vittoria sono anche a Urbania (PU), e a Montelone Sabino (RI).


Santa Vittoria
Spongano (LE)

Altre reliquie autentiche dalla S. Martire Vittoria sono conservate:

  • Piacenza (ricognizione canonica nel 1883)
  • S. Vittoria di Libiola (ricognizione canonica nel 1884 e nel 1974)
  • Bagnoregio (ricognizione canonica nel 1887)
  • S. Vittoria in Matenano (ricognizione canonica nel 1889 e nel 1984)
  • Arcisate (ricognizione canonica nel 1933; sangue essiccato portato dal Beato Schuster – è da far notare che il culto di S. Vittoria fu diffuso dal monachesimo benedettino)
  • Monteleone Sabino (ricognizione canonica nel 1984)
  • Pisoniano (reliquia dell’omero sinistro, dono del Monastero di Subiaco tra il 1326 e il 1639).

Tutte queste reliquie sono appartenute ad una donna di 25 anni vissuta tra il III . IV secolo.

Ci sono altre località che venerano la martire di Trebula Mutuesca, ma in realtà sono reliquie provenienti dalle catacombe.
In modo particolare a Baceno, Fonteavellana, Aversa, Roma e Tafalla (Spagna) si venerano le reliquie di una Martire Vittoria detta “di Trebula Mutuesca”; mentre nelle località di S. Vittoria di Osilo, Guardiabruna e Ficulle, si venerava la Martire “di Trebula Mutuesca”, ma poi fu introdotto il culto di un “corpo santo” omonimo e il culto della martire sabina fu un po’ ingannato: in generale in tutti questi casi l’introduzione delle “presunte reliquie” portò giovamento o dopo un po’ di fervore il totale abbandono.

Infine, ecco i luoghi dove è venerata S. Vittoria martire sabina:

  • Acquapendente (VT) - Chiesa di Santa Vittoria
  • Aggius (OT)
  • Anticoli Corrado (RM)
  • Arcisate (VA)
  • Bagnoregio (VT)
  • Bauladu (OR)
  • Bonacardo (OR)
  • Bonorva (SS)
  • Caniga (SS)
  • Carsoli (AQ)
  • Castilenti (TE)
  • Farfa – Abbazia (RI)
  • Fermo (Diocesi)
  • Milis (OR)
  • Monteleone Sabino (RI)
  • Nugheddu S. Vittoria (OR)
  • Nuraghe di S. Vittoria (CA)
  • Ossio (SS)
  • Pancalieri (TO)
  • Perfugas di Erula (SS)
  • Piacenza – Cappella dedicata alla Martire nel Santuario di S. Maria di Campagna
  • Pietraferrazzana (CH)
  • Pisoniano (RM)
  • Poggio Sannita (IS)
  • Poggio Fibreno di Vicalvi (FR)
  • Rieti (Diocesi)
  • Santa Vittoria d’Alba (CN) - la reliquia venerata è FORSE di una martire delle catacombe
  • Santa Vittoria di Gualtieri (RE) – la reliquia venerata è di una martire delle catacombe (26 marzo 1647)
  • Santa Vittoria di Libiola di Sestri Levante (GE)
  • Santa Vittoria in Matenano (AP)
  • Santa Vittoria di Montereale (AQ)
  • Sarroch (CA)
  • Sarteano (SI)
  • Scano di Montiferro (OR)
  • Sedilo (OR)
  • Sennariolo (OR)
  • Serri (NU)
  • Seuni di Selegas (CA)
  • Seui (CA)
  • Sextu (CA)
  • Siligo (SS)
  • Spongano (LE) – l’insigne reliquia venerata è di una martire delle catacombe
  • Subiaco – Monastero (RM)
  • Telti (OT)
  • Thiesi (SS)
  • Tissi (SS)
  • Tornarecchio (CH)
  • Villaputzu (CA)




Oltre questo elenco, ecco un ultimo elenco di località che venerano reliquie o il corpo estratto dalle catacombe di una Martire Vittoria, che in alcuni casi è sono riconosciute, erroneamente, come quelle della martire sabina (*).

Tra queste ricordiamo:

1.      Altomunster (Germania)
2.      Aranco di Borgosesia (VC) – parrocchia S. Croce – Callisto – 1682
3.      Baceno (VB) – parrocchia San Gaudenzio – Ciriaca – 1702 *
4.      Bra (CN) - Cappella dedicata a Santa Vittoria nella Chiesa di S. Giovanni *
5.      Bras (Belgio)
6.      Cagliari – Chiesa San Antonio da Padova – estratte dal cimitero San Mauro di Cagliari – 1624
7.      Casteldimezzo (PU) - santuario Santissimo Crocifisso
8.      Cavagnago (Canton Ticino – Svizzera)
9.      Fonteavellana di Serra Sant'Abbondio (PU) – Priscilla – 1810 *
10.  Milano - chiesa Santa Maria della Passione
11.  Posta Fibreno (FR) – parrocchia Santa Maria - Ciriaca – 1835, 1753 (di nome proprio)
12.  Roma - chiesa Santa Maria della Vittoria – Ciriaca (Vittora o Vittoria) *
13.  Roma - chiesa Santa Maria sopra Minerva (Vittoria o Wittoria) *
14.  Roma - monastero delle Oblate Benedettine di Monte Oliveto - Tor de’ Specchi *
15.  Santa Vittoria di Osilo (CA) - Priscilla - *
16.  Sanvincenti (Croazia) - 1669
17.  Sassari – Chiesa San Pietro in Silki –  Priscilla - 17 ottobre 1817
18.  Sinnai (CA) - reliquie di una martire delle catacombe (estratte dal cimitero San Mauro di Cagliari – 1624) *
19.  Tafalla (Spagna) *
20.  Torino - parrocchia San Dalmazzo (via Garibaldi)
21.  Vall'Alta di Albino (BG) - parrocchia Santa Maria Assunta e S. Giacomo

E molte altre.

Concludendo: oltre la martire sabina e la martire di Cordova di
nome Vittoria, la Chiesa venera ben 43 sante “martiri delle
catacombe” di nome “Vittoria”.



Sanat Vittoria martire romana
Vall'Alta di Albino (BG)
Parrocchia Santa Maria Assunta e S. Giacomo


 

BIBLIOGRAFIA E SITI

* AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II appendice – Ed. Città Nuova
* C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
* Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2012
* Crocetti don Giuseppe – Preghiamo Santa Vittoria – Fermo 1990
* Crocetti & Settimi - Vittoria e Anatolia. Vergini romane, martiri in Sabina – Fermo 1973