martedì 31 maggio 2011

La Santa della lacrima per Gesù: Camilla Battista

santini e santa reliquia ex ossibus di Santa Camilla


Martirologio Romano, 31 maggio: A Camerino nelle Marche, beata Battista (Camilla) Varano, badessa del monastero delle Clarisse fondato da suo padre, che sperimentò grandi sofferenze e mistiche consolazioni.


II MISTERO DELLA GIOIA: La visita di Maria ad Elisabetta

Dal Vangelo secondo Luca (1, 39-42)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”.

Dalla Novena alla Vergine di Santa Camilla Battista da Varano

Tu, anima devota, pensa al nuovo fervore e all'amore che era in quella fornace del suo cuore, dato che le era stato donato tanto e così divin figlio e, intanto in quei nove mesi che lo portò nel grembo, il suo amore e desiderio crescevano sempre più […] che le pareva di languire per amore e desiderio di dargli il latte e tenerlo dolcemente nelle sue santissime braccia.

* * *

Vedi il sito Web del monastero di Camerino (CLICCA QUI)

I Santi del Giorno, secondo il Calendario della Chiesa Ambrosiana di rito romano




Altare del Rosario
Davoli (CZ)


31 maggio
VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
FESTA

Festa del «Magnificat», la Visitazione prolunga ed espande la gioia messianica della salvezza. Maria, arca della nuova alleanza, è «teofora» e viene salutata da Elisabetta come Madre del Signore. La Visitazione è l’incontro fra la giovane madre, Maria, l’ancella del Signore, e l’anziana Elisabetta simbolo degli aspettanti di Israele. La premura affettuosa di Maria, con il suo cammino frettoloso (Lc 1, 39), esprime insieme al gesto di carità anche l’annunzio che i tempi si sono compiuti. Giovanni che sussulta nel grembo materno inizia già la sua missione di Precursore. Il calendario liturgico tiene conto della narrazione evangelica che colloca la Visitazione entro i tre mesi fra l’Annunciazione e la nascita del Battista (Lc 1, 56).

(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa di Milano secondo il rito romano)

Martirologio Romano, 31 maggio: Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, quando venne da Elisabetta sua parente, che nella vecchiaia aveva concepito un figlio, e la salutò. Nel gioioso incontro tra le due future madri, il Redentore che veniva santificò il suo precursore già nel grembo e Maria, rispondendo al saluto di Elisabetta ed esultando nello Spirito, magnificò il Signore con il cantico di lode.

lunedì 30 maggio 2011

Santuario Madonna del Divin Pianto in Cernusco sul Naviglio (MI)






“La Vergine Maria del Gesù Piangente”

E' appena iniziato l'anno 1924.
A Cernusco sul Naviglio, presso Milano, nella casa natale dell'Istituto Marcelline, adibita a casa di riposo per le Suore malate e anziane, una giovane Suora, Sr. Elisabetta, da due anni ammalata, è ridotta quasi in fin di vita: paralizzata, cieca da un anno, minata da un male che non perdona.
6 Gennaio 1924. A sera inoltrata, le Consorelle sentono la Suora parlare ad alta voce. Pensano che sogni. Ma ella non dorme; conversa, invece, come dirà la mattina dopo, con una "bella Signora" andata a visitarla. La "Signora" conforta la Suora a ben soffrire per amore di Dio. Ispira tanta fiducia! Suor Elisabetta si raccomanda alle sue preghiere e dice: - Signora, com'è buona Lei! Preghi Lei che è tanto buona. Sono sicura che, se Ella pregherà, il Signore ascolterà le mie preghiere, perché Lei ha compassione delle malate!…-

La Signora l'incoraggia: - Prega, confida e spera: tornerò dal 22 al 23 -(Sr. Elisabetta capisce dal 2 al 3 del mese seguente...).

La Suora, dimentica di sé, prega la Signora di andare a confortare anche le altre ammalate. La Signora sorride e - come dirà poi Suor Elisabetta - "se ne va composta".
La Suora infermiera, il mattino dopo, nella relazione sul decorso della notte riferisce: - Sr. Elisabetta ieri sera parlava a voce alta, in sogno -.
L'ammalata, stupita, interviene: - Ma no, non ho sognato, ho parlato con la Signora che è venuta a trovare noi malate. L'ho vista; mi ha parlato e verrà dal 2 al 3… Suor Elisabetta era cieca da più di un anno: come poteva "avere visto"? Si pensò ad un sogno. Passò la notte dal 2 al 3 Febbraio; invano Sr. Elisabetta aspettò la visita della buona Signora. Ciò convinse ancor più le Suore della Casa che la cara ammalata aveva sognato e non ne parlò più. Sr. Elisabetta, invece disse: - Non è venuta, perché non sono stata abbastanza buona…-
Il male intanto fa passi rapidi. Siamo alla notte dal 22 al 23 Febbraio. Da quindici giorni la paralisi progressiva ha tolto alla Suora anche l'uso della parola, della deglutizione, delle membra, tanto che nessun movimento le è più possibile. Il Medico curante, nella malattia aveva dichiarato: - E' questione di ore; continuino a vegliarla- .
Difatti, la vegliano due consorelle: la suora infermiera ed un'altra che saranno poi le testimoni del fatto prodigioso. Sono appena passate le 23:45. L'ammalata ha un sussulto: le suore balzano in piedi, credendo imminente la fine. Suor Elisabetta emette un grido: - Oh, la Signora, la Signora!-

Ecco il testuale colloquio.
- Ti avevo detto che sarei venuta dal 22 al 23!
- Oh, dal 22 al 23? Io avevo capito dal 2 al 3.

Breve silenzio.
Suor Elisabetta, ad un tratto:

- Ma Lei… ma Lei… ma Lei è la Madonna!… è la Madonna…

La Santa Vergine sorride mesta. Altro silenzio.
- Oh, la Madonna, la Madonna col Bambino… ma il Bambino (Suor Elisabetta si fa triste, quasi piangente) il Bambino piange… piange per me? Piange per i miei peccati?-
Il Bambino è sorretto dalla braccia materne, la sua lunga veste nivea si perde nel manto della Vergine; dagli occhi scendono due lacrimosi a rigare le guance; le labbra chiuse nell'accorato pianto!
Alle trepide parole della Veggente la madonna risponde:

- No, il Bambino piange perché non è abbastanza amato, cercato, desiderato anche dalle persone che gli sono consacrate… tu devi dire questo! -

Suor Elisabetta non afferra la missione che la Vergine vuole affidarle, ed esclama:
- Madonna, Madonna, portatemi in Paradiso!…-
- Dovresti, ma devi rimanere per dire questo -.

La Suora ora comprende, misura la sua miseria, la sua incapacità e ne ha immenso spavento.
- Oh Madonna - insiste - io sono l'ultima di tutte, io non so nulla, sono un peso per la mia Comunità: portatemi in Paradiso!… -
- Devi rimanere per dire questo! -
- Madonna chi mi crederà?… sono un'ignorante… non so nulla… non sono nemmeno più capace di parlare; chi mi crederà?… -

Silenzio da parte della Vergine, che la guarda tenera e mesta.

A questo punto, Sr. Elisabetta confessa che, disperata nell'anima per non sapere conciliare il desiderio della Vergine con la sua incapacità intellettuale e fisica - nel colloquio elle si pensava muta e morente - ebbe, nel colmo del dolore, una luce improvvisa e si sentì ispirata a dire:

- Oh, Madonna, datemi un segno! -

La Vergine sorride benevola, ma sempre mesta.
S'inchina leggermente verso la Suora e dice:

- Ti rendo la salute! - e scompare con il Divino Figlio.

La Veggente confessò di avere sentito un dolore terribile in tutto il corpo, a cui seguì un senso di benessere e di vita che la inondò tutta. Balzò dal letto ed alle Suore di veglia, trepide e commosse, che avevano udito la sua parte di colloquio:

- Sono guarita, sono guarita: la Madonna mi ha guarita!
Erano le 0:15 circa.

La Superiora, chiamata da un semplice - Venga, venga - dell'infermiera, si precipita in camera di Suor Elisabetta, credendola in extremis, e se la ritrova davanti, in piedi, luminosa, splendente negli occhi, che le butta le braccia al collo e le dice:
- Superiora, Superiora, la Madonna mi ha guarita e mi ha detto di dire… di dire che Gesù piange, perché non è abbastanza amato, cercato, desiderato anche dalle persone che gli si sono consacrate. - E dopo un breve silenzio - Che lacrimoni, che lacrimoni, povero Gesù! - e fa con le dita da arco l'indicazione della grossezza e del cammino delle lacrime.

La Congregazione delle Marcelline ha raccolto il divino messaggio con impegno ed amore. A Cernusco la cameretta dell'apparizione si è trasformata in Cappella: una statua della Madonna, eseguita appositamente sotto le indicazioni della Veggente, ricorda a tutti il messaggio di cui la Vergine ci ha fatto depositarie.

Innumerevoli ex voto attestano quanto la Madonna gradisca di essere onorata sotto il titolo di Madonna del Divin Pianto.

Nella stessa casa sono sepolti il beato Luigi Biraghi, sacerdote e fondatore delle Marcelline, e la prima beata della Congregazione: Anna Maria Sala.





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Fonte sul sito Web mariadinazareth.it (CLICCA QUI)

domenica 29 maggio 2011

I Santi del Giorno, secondo il Calendario della Chiesa Ambrosiana di rito romano




Santi Martiri della Val di Non


29 maggio
SANTI VIGILIO, vescovo
e SISINIO, MARTIRIO e ALESSANDRO, martiri

MEMORIA

San Vigilio, nato a Trento, fu vescovo nel V secolo, e dopo aver ricevuto da sant’Ambrogio di Milano le insegne del suo mandato e una istruzione pastorale, si adoperò per consolidare nel territorio trentino l’opera di evangelizzazione per estirpare i residui di idolatria.
I Martiri Sisinio, Martirio e Alessandro erano nati in Cappadocia e, ancora giovinetti nel IV secolo vennero mandati a Milano per essere istruiti nella fede dal vescovo sant'Ambrogio. Attratti dall'ideale missionario furono inviati al vescovo di Trento, san Vigilio che li destinò nel 387 ad evangelizzare l'antica regione dell'Anaunia, l'odierna Valle di Non. Dopo dieci anni a servizio della gente della valle, il 29 maggio del 397, furono trucidati in un rito, detto degli Ambarvali, durante una festa pagana di carattere agreste nella località di Mecla, oggi Sanzeno. Nella località è stata eretta una basilica a loro dedicata. Il vescovo Vigilio racconto l’evento inviando, al vescovo di Milano Simpliciano e al vescovo di Costantinopoli Giovanni Crisostomo, una lettera e alcune reliquie dei tre martiri. A Milano le reliquie furono custodite nella chiesa di San Simpliciano. All'intercessione dei Santi Martiri le genti lombarde attribuiscono la vittoria di Legnano. Si narra infatti che nel giorno dello scontro tra le milizie milanesi e quelle del Barbarossa, tre colombe uscirono dalla chiesa di San Simpliciano, dove erano custodite le loro reliquie, e andarono a posarsi sulla croce del Carroccio rimanendovi fino al termine della battaglia.

(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa di Milano secondo il rito romano)

Martirologio Romano, 26 giugno: A Trento, san Vigilio, vescovo, che, ricevute da sant’Ambrogio di Milano le insegne del suo mandato e una istruzione pastorale, si adoperò per consolidare nel suo territorio l’opera di evangelizzazione ed estirpare a fondo i residui di idolatria; si tramanda poi che abbia subito il martirio per la fede in Cristo, colpito a morte da rozzi pagani.

Martirologio Romano, 29 maggio: In Val di Non nel Trentino, santi martiri Sisinio, diacono, Martirio, lettore, e Alessandro, ostiario: cappadoci di origine, fondarono in questa regione una chiesa e introdussero l’uso dei cantici di lode al Signore, finendo poi uccisi da alcuni pagani che stavano offrendo sacrifici di purificazione.


San Vigilio di Trento


sabato 28 maggio 2011

La tromba, le ali, la fiamma: l'iconografia di un santo. Vincenzo Ferrer




Valencia (Spagna), 1350 - Vannes (Bretagna, Francia), 1419


Martirologio Romano, 5 aprile: San Vincenzo Ferrer, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che, spagnolo di nascita, fu instancabile viaggiatore tra le città e le strade dell’Occidente, sollecito per la pace e l’unità della Chiesa; a innumerevoli popoli predicò il Vangelo della penitenza e l’avvento del Signore, finché a Vannes in Bretagna, in Francia rese lo spirito a Dio.


Iconografia

San Vincenzo Ferrer, Santo Taumaturgo Domenicano, gode di un culto diffusissimo. La sua iconografia è tra le più varie. Infatti essendo molti i luoghi in cui è venerato,  lo ritroviamo spesso con attributi iconografici insoliti.
Tuttavia l'iconografia tradizionale lo vuole rappresentato in abiti domenicani, abbia la tonsura, con un braccio alzato che indica l'alto, una fiammella spicca sul suo capo, un paio d'ali stanno alle sue spalle, un angelo suona una tromba, un cartiglio con il motto " Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judicius eius...Temete Dio e dategli gloria, poiché è giunta l'ora del suo giudizio", Ap. 14, 7) ", un libro, un giglio.


Perchè tutto ciò?

  1. l'abito domenicano è segno della sua appartenenza ai figli di San Domenico. Nella biografia del Santo si narra che già dal ventre materno era predestinato a tale vita religiosa tanto che con visioni e miracoli questa profezia si mostrò alla madre ancor prima che nascesse.
  2. la tonsura è segno della consacrazione nello stato clericale.
  3. il braccio alzato ha due significati: A) deriva infatti dal famoso miracolo del muratore. Avendogli il priore proibito di far miracoli, perché ne faceva troppi; Vincenzo cominciò a "contenersi". Un giorno passò da una via e vide un uomo che cadeva da una alta impalcatura, subito intercedette per lui e l'uomo fu fermato per aria, ma Vincenzo sapeva di non poter compiere miracoli così lo lasciò lì sospeso e con profonda umiltà andò a chiedere al Priore di poter intercedere affinché l'uomo fosse completamente salvo. Giunto sul luogo, il Priore incredulo, riconobbe la Santità di Vincenzo e gli consentì di salvare l'uomo.  B) il braccio alzato inoltre indica il Cielo come la vera meta e che tutte le grazie elargite provengano da lassù e non da lui, il santo.
  4. la fiammella, oltre ad indicare lo Spirito Santo che lo illuminava, ricorda il “dono delle lingue”. S. Vincenzo infatti fu un fervente predicatore, ma anche se parlava solo in spagnolo tutti lo comprendevano benissimo (come appunto gli Apostoli nel giorno della Pentecoste).
  5. il paio d'ali ci ricorda le prediche infervorate di S. Vincenzo che lo facevano sembrare l'Angelo dell'Apocalisse, ma anche per la sua immensa bontà, un serafino.
  6. l'Angelo con la tromba amplifica il messaggio del cartiglio-motto del Santo: l’annunzio imminente dell'Apocalisse.
  7. il libro è il Vangelo (alcune volte un Crocifisso), attraverso cui S. Vincenzo invita alla conversione e alla sequela Christi. Alcune volte il libro è aperto e porta inciso in caratteri d'oro qualche passo del Vangelo.
  8. altro attributo (più raro) del Santo è la corona di gigli o di fiori bianchi, simbolo di purezza.
  
Tracce di culto a San Vincenzo Ferrer:

  1. ACI S. ANTONIO (Catania) - Chiesa Madre, reliquia.
  2. ALCARA LI FUSI (Messina) - Museo d'Arte Sacra, reliquiario del XVIII sec.
  3. AVOLA (Siracusa) - Chiesa S. Venera, tela.
  4. CALAMONACI (Agrigento) - Chiesa Madre, statua (altare maggiore). Qui San Vincenzo é il protettore e la festività estiva si celebra la 1° Domenica di Agosto.
  5. CAMMARATA (Agrigento) - Chiesa S. Domenico, statua.
  6. CASTEL DEL PIANO (Grosseto) - Tela.
  7. Castell'Umberto (Messina) – Chiesa Matrice, statua
  8. CASTELTERMINI (Agrigento) - Chiesa Madre dedicata al Santo.
  9. FIRENZE - S. Maria Novella, affresco di Domenico Ghirlandaio.
  10. FIUMEFREDDO SI SICILIA (Catania) - Chiesa San Vincenzo Ferreri, statua.
  11. GESUALDO (Avellino) - Chiesa Madre, statua.
  12. GIOIOSA MAREA (Messina) - Chiesa Madre, tela (navata sinistra). - statua (navata destra)
  13. GRADARA (Pesaro) - Chiesa SS: Sacramento, statua.
  14. LICATA (Agrigento) - Chiesa S. Domenico, statua lignea.
  15. LUCOLI (AQ) – Parrocchia S. Croce, statua
  16. LUGANO (Svizzera) - Cattedrale S. Lorenzo, tela.
  17. MALETTO (Catania) - Chiesa Madre, statua (la festività estiva viene celebrata la 3° domenica di Settembre).
  18. MILAZZO (Messina) - Chiesa S. Domenico, statua attribuita al Quattrocchi.
  19. MILITELLO ROSMARINO (Messina) - Chiesa Mdonna del Rosario, statua ed affresco absidale.
  20. MISTRETTA (Messina) - Chiesa Maria SS. del Rosario, statua.
  21. NAPOLI - Cattedrale, statua argentea
  22. NASO (Messina) - Chiesa Madre, statua marmorea custodita nellla cappella barocca della  navata laterale sinistra. - Chiesa S. Sergio (frazione Cagnanò), statua
  23. NOTO (Siracusa) - Chiesa ex conventuale S. Domenico, tela.
  24. PALAZZO ACREIDE (Siracusa) - Chiesa S. Paolo, tela.
  25. PALERMO - Chiesa S. Domenico (Duomo), tela di Diego Velasquez (navata destra).
  26. PIRAINO (Messina) - Chiesa Madre, statua (navata destra)
  27. PRATO (Firenze) - Monastero delle Domenicane, statua.
  28. ROMA - Chiesa S. Maria Sopra Minerva, tela
  29. SOVERATO (CZ) – Chiesa S. Maria di Portosalvo, statua
  30. STROMBOLI (Messina) - San Vincenzo Ferrer é il titolare della Parrocchia.
  31. VENEZIA - Chiesa SS. Giovanni e Paolo, Polittico del Bellini
  32. SARRO DI ZAFFERANA (Catania) – parrocchia, è patrono

    S. Vincenzo Ferrer - Milazzo (ME)
Bibliografia e Siti
  • AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II appendice - Ed. Città Nuova
  • C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
  • Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2011
  • Sito web di sanvincenzoferreri.it


San Vincenzo Ferrer - Lucoli (AQ)

I Santi del Giorno, secondo il Calendario della Chiesa Ambrosiana di rito romano



beato Luigi Biraghi sacerdote


28 maggio
BEATO LUIGI BIRAGHI
sacerdote

Luigi Biraghi nacque a Vignate (MI) il 2 novembre 1801, quinto degli otto figli di Francesco Biraghi e Maria Fina; poco dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì nel vicino paese di Cernusco sul Naviglio, dove Luigi trascorse la sua fanciullezza, finché a 12 anni entrò nel piccolo seminario di Castello sopra Lecco, da dove, dando seguito alla sua vocazione allo stato sacerdotale, proseguì gli studi specifici nei Seminari Maggiori di Monza e poi di Milano. E nel Duomo di Milano, fu ordinato sacerdote il 28 maggio 1825 a 24 anni. Fu un sacerdote di profonda spiritualità e vasta cultura, che profuse nei seminari, quale insegnante e direttore spirituale. Fu consigliere dei suoi arcivescovi. Nominato dottore della Biblioteca Ambrosiana, coltivò studi di storia ecclesiastica, di archeologia cristiana e di teologia. Nel difficile trapasso della Lombardia all’Austria al Regno d’Italia, fomentò il dialogo e la pacificazione. Per l’educazione cristiana delle giovani fondò l'Istituto delle Suore Marcelline. È stato proclamato beato il 30 aprile 2006.

(dal PROPRIO DEI SANTI della Chiesa di Milano secondo il rito romano)

Fama di santità per "lo scultore della Vergine de la Candelaria di Copacabana"

Servo di Dio Francisco Tito Yupanqui


COPACABANA, venerdì, 27 maggio 2011 (ZENIT.org).- Il processo di beatificazione di Francisco Tito Yupanqui, lo scultore della Vergine de la Candelaria di Copacabana, è stato avviato ufficialmente sabato 21 maggio nella Basilica di Nostra Signora di Copacabana, sulle rive del lago Titicaca, a 160 chilometri dalla capitale boliviana La Paz.
Se la causa avrà un esito positivo, l'indio nato nel XVI secolo diventerà il primo beato boliviano, ha comunicato la Conferenza Episcopale della Bolivia.
L'atto ha avuto luogo durante la Messa di invio della Madonna Pellegrina, con la lettura delle lettere di approvazione del processo di beatificazione della Congregazione per le Cause dei Santi e della Conferenza Episcopale Boliviana.
I membri della commissione per la beatificazione hanno giurato di compiere fedelmente l'incarico di iniziare i lavori di indagine sulla vita, le virtù e le opere dell'indio aymara che scolpì nel legno di maguey l'immagine della Vergine.
La Vergine di Copacabana, incoronata Regina della Bolivia nel 1925, si conserva dal 1583. Il suo santuario è uno dei più antichi d'America e attualmente è un importante centro di pellegrinaggi.
L'indigeno Francisco Tito Yupanqui nacque probabilmente tra il 1540 e il 1550 nella zona che ora è la città di Copacabana, e morì a Cuzco (Perù) nel 1616.
Con la sua famiglia, discendente degli Inca Huayna Cápac, venne evangelizzato dai missionari cattolici domenicani.
Secondo la tradizione cattolica locale, Yupanqui ricevette una visione notturna di una donna con un bambino tra le braccia e in seguito ne riprodusse i tratti del volto, con le caratteristiche delle indigene, per cui l'immagine è nota anche come la “Virgen morena”.
I postulatori della causa di beatificazione di Yupanqui sono i sacerdoti René Vargas e Daniel Rocha.
Insieme a loro, compongono la commissione per la beatificazione il Vescovo della Diocesi di El Alto, monsignor Jesús Juárez, il giudice delegato, monsignor Fernando Bascopé, il notaio Geraldine Gutiérrez e i periti della commissione storica, padre Hans van den Berg, padre Xavier Albo, SJ, e il dottor Marcelo Arduz.
Per lo storico boliviano Fernando Cajías de la Vega, “si può provare il miracolo per il modo in cui ha unificato il suo popolo, per la devozione di gente di ogni classe sociale, ma soprattutto per la sua fede indistruttibile”.

venerdì 27 maggio 2011

Un pellegrinaggio in terra marchigiana



Ecce Homo
Chiesa Santuario di S. Maria in Via - Camerino (MC)



«Mi hai risuscitata in Te, vera vita
che dai la vita a ogni vivente»
(S. Camilla Battista Varano)



27 febbraio, partenza, CORINALDO-LORETO

-         santuario S. Maria Goretti a Corinaldo

28 febbraio, MATELICA – CAMERINO

-         Cattedrale di Matelica (beato Gentile, S. Adriano M.)
-         Santuario della Beata Mattia – Matelica (Macerata)

-         Santuario di S. Camilla Battista da Varano (tel. 0737. 633305)
-         Cattedrale di Camerino (S. Venanzio, S. Ansovino)

1 marzo, PESARO – S. ANGELO IN VADO

-         Cattedrale di Pesaro (cappella delle Beate: beata Serafina Sforza, beata Felice Meda, beato Cecco; cripta: ai lati, San Germano Diacono e Costantino e, al centro, San Decenzio e San Terenzio)
-         Santuario della Madonna delle Grazie in Pesaro (beata Michelina, suo altare , beato Tommaso Vitali – altare dei Santi Sette Fond.), apertura 15.30

-         chiesa di San Bartolo, Colle S. Bartolo, Pesaro (una tomba di marmo vicina all’ingresso, sulla sinistra: beato Pietro Gualcerano, beato Giovanni da Valenza)

2 marzo, MONTECAROTTO – SERRA DEI CONTI - FALCONARA M.

-         Parrocchia SS. Annunziata in Montecarotto (S. Placido martire)
-         Monastero di Santa Maria Maddalena – Serra dei Conti (Serva di Dio Maria Giuseppina Benvenuti, "La Moretta")

-         parrocchia S. Antonio, piazza omonima – OFM – in Falconara M. (beato Filippo da Todi)

3 marzo, TOLENTINO – MACERATA

-         santuario di S. Nicola da Tolentino
-         chiesa di San Barnaba, via del Convitto, Macerata (beato Filippo da Fermo) o Chiesa di San Giovanni

4 marzo, URBANIA - S. ANGELO IN VADO

-         Cattedrale San Cristoforo – Urbania (PS) (San Crescentino M., San Placido M. e Santa Secondina M.)
-         Chiesa S. Francesco in S. Angelo in Vado (beata Castora Gabrielli)




Preghiera a tutti i Santi

O spiriti celesti, voi santi venerati in questo luogo e a voi tutti Santi del Paradiso,
volgete pietosi lo sguardo sopra di noi,
ancora peregrinanti in questa valle di dolore e di miserie.

Voi godete ora la gloria che vi siete meritata seminando nelle lacrime in questa terra di esilio.
Dio è adesso il premio delle vostre fatiche, il principio, l'oggetto e il fine dei vostri godimenti.
O anime beate, intercedete per noi!

Ottenete a noi tutti di seguire fedelmente le vostre orme,
di seguire i vostri esempi di zelo e
di amore ardente a Gesù e alle anime,
di ricopiare in noi le sue sante virtù,
affinché diveniamo segno della sua presenza e
un giorno partecipi della vostra gloria immortale.
Amen.

* * *

Litanie dei Santi

Signore Pietà! Signore, pietà!
Cristo pietà, Cristo, pietà!
Signore, pietà! Signore, pietà!
Santa Maria, madre di Dio, prega per noi.
San Michele, prega per noi.
San Giovanni Battista, prega per noi.
San Giuseppe, prega per noi.
Santi Pietro e Paolo, pregate per noi.
Sant'Andrea, prega per noi.
San Giovanni, prega per noi.
Santi apostoli ed evangelisti, pregate per noi.
Santa Maria Maddalena, prega per noi.
Santi discepoli del Signore, pregate per noi.

Santo Stefano, prega per noi.
Sant'Ignazio d'Antiochia, prega per noi.
San Lorenzo, prega per noi.
Sante Perpetua e Felicita, pregate per noi.
Sant' Agnese, prega per noi
Santa Maria Goretti, prega per noi
San Venanzio martire, prega per noi
San Crescentino martire romano, prega per noi
Santa Secondina martire romano, prega per noi
San Placido martire romano, prega per noi
San Placido di Urbania, martire romano, prega per noi
Sant’Adriano martire, prega per noi
San Germano Diacono, prega per noi
San Decenzio, prega per noi
San Terenzio, prega per noi
beato Gentile martire, prega per noi
Santi martiri di Cristo, pregate per noi.

San Gregorio, prega per noi.
Sant'Agostino, prega per noi.
Sant'Atanasio, prega per noi.
San Basilio, prega per noi.
San Martino, prega per noi.
San Benedetto, prega per noi.
San Francesco, prega per noi.
San Domenico, prega per noi.
San Francesco Saverio, prega per noi.
San Giovanni Maria [Vianney], prega per noi.
Santa Caterina da Siena, prega per noi.
Santa Teresa d'Avila, prega per noi.
San Nicola da Tolentino, prega per noi
Sant’Ansovino, prega per noi
Santa Camilla Battista da Varano, prega per noi
beata Castora Gabrielli, prega per noi
beata Felice Meda, prega per noi
Beata Mattia, prega per noi
beata Michelina, prega per noi
beata Serafina Sforza, prega per noi
beato Cecco, prega per noi
beato Filippo da Fermo, prega per noi
beato Filippo da Todi, prega per noi
beato Giovanni da Valenza, prega per noi
beato Pietro Gualcerano, prega per noi
beato Tommaso Vitali, prega per noi

Madre Maria Giuseppina Benvenuti, prega per noi

Santi e beati pellegrini a Loreto, pregate per noi
Santi e sante di Dio, pregate per noi.



Madonna di Loreto
Montecarotto (AN), Chiesa del Ss. Crocifisso

SANTITA' e LEBBRA



San Damiano da Molokai




Introduzione

Le Crociate è un film del 2005 diretto da Ridley Scott. In esso si evidenzia un saggio, Baldovino IV di Gerusalemme, detto il re lebbroso (Gerusalemme, 1161 – Gerusalemme, 16 marzo 1185), che nel film, attraverso la sua saggezza, emana un alone di santità: ma in realtà non è annoverato tra i santi.

Prima di inoltrarci in questo argomento (la santità e la lebbra), spendiamo due parole sulla malattia di re Baldovino.

La lebbra (o morbo di Hansen) è una malattia infettiva e cronica, causata dal batterio Mycobacterium leprae, che colpisce la pelle e i nervi periferici in vari modi e gradi, anche molto invalidanti. Un tempo considerata una maledizione di Dio e incurabile, in era moderna si è rivelata molto meno temibile e meglio curabile di quanto ritenuto in passato. Le dizioni "morbo di Hansen" o "Hanseniasi" vengono oggi privilegiate per evitare il marchio di infamia che la parola "lebbra" ancora reca con sé nell'opinione comune.

La lebbra era considerata una maledizione di Dio. A tal proposito un versetto del capitolo quinto del secondo libro dei re dice: “Giezi … la lebbra di Naamàn si attaccherà a te e alla tua discendenza per sempre». Uscì da lui lebbroso, bianco come la neve”. Era la punizione che Eliseo invoca sul suo servo Giezi, a causa della sua avarizia e della sua mancanza di gratuità.

Infatti Elisio aveva guarito Naamàn dalla lebbra. Ascoltiamo il passo biblico:

“Naamàn, comandante dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la salvezza agli Aramei. Ma quest'uomo prode era lebbroso. Ora bande aramee avevano condotto via prigioniera dalla terra d'Israele una ragazza, che era finita al servizio della moglie di Naamàn. Lei disse alla padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che è a Samaria, certo lo libererebbe dalla sua lebbra». Naamàn andò a riferire al suo signore: «La ragazza che proviene dalla terra d'Israele ha detto così e così». Il re di Aram gli disse: «Va' pure, io stesso invierò una lettera al re d'Israele». Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci mute di abiti. Portò la lettera al re d'Israele, nella quale si diceva: «Orbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dalla sua lebbra». Letta la lettera, il re d'Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra? Riconoscete e vedete che egli evidentemente cerca pretesti contro di me».
Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re d'Israele si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele». Naamàn arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va', bàgnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato». Naamàn si sdegnò e se ne andò dicendo: «Ecco, io pensavo: «Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra». Forse l'Abanà e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?». Si voltò e se ne partì adirato. Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: «Bàgnati e sarai purificato»». Egli allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato.
Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele»”. (2Re 5, 1 – 15)

Lo stesso passo è ripreso nell’episodio di Gesù a Nazareth raccontato dall’evangelista Luca:

“Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l'anno di grazia del Signore.

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: «Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!»». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. (Lc 4, 14-30)

La guarigione della malattia è segno di misericordia e di bontà divina. Ma in questo passo di San Luca si intuisce anche che è dono della fede.

È proprio nella fede dei santi che la lebbra viene vissuta non come punizione divina, ma come compassione per l’umanità sofferente.

Questo si evidenzia in alcuni testimoni del Vangelo che vissero la loro carità verso i lebbrosi fino a partecipare della stessa malattia: il grande e santo sacerdote Damiano da Molokhai, l’umile francescano Daniele da Samarate e il dotto sacerdote gesuita Giovanni Beyzym.

In altri esempi di santità invece si racconta che vissero una parte o totalmente la loro vita come lebbrosi:

  1. Sant'Abgar V Ukama (il Nero) Re di Edessa
  2. Sant'Aleide di Schaerbeek Vergine
  3. Sant’Amico Martire
  4. Santa Angadrisma Badessa
  5. Beato Bartolo Buonpedoni da San Gimignano
  6. San Lazzaro di Kyoto Martire
  7. Venerabile Pietro Urraca della SS. Trinità
  8. San Teobaldo di Provins
  9. Beata Salome di Niederaltaich

Infine ci sono alcuni significativi esempio di santità che non si può non citare quando si accosta il tema della santità alla malattia della lebbra:

  1. San Lazzaro il Mendicante
  2. Sant'Eliseo Profeta
  3. Beata Marianna (Barbara) Cope di Molokai
  4. Servo di Dio Marcello Candia medico
  5. Servo di Dio Raoul Follereau imprenditore
  6. Beato Bentivoglio de Bonis da San Severino Marche
  7. Beato Bonaventura da Potenza
  8. Sant'Elisabetta di Portogallo regina
  9. Santa Brigida d'Irlanda (di Cell Dara) badessa
  10. Beata Maria Dolores Rodriguez Sopena
  11. Beata Teresa di Calcutta (Agnes Gonxha Bojaxiu)
  12. San Francesco d'Assisi

Ecco in breve i loro tre profili agiografici dei tre “santi lebbrosi”: il loro esempio ci guidi a vivere la nostra carità verso il nostro prossimo, perché nell’amore verso di Dio e verso il prossimo è il compendio di tutti i Comandamenti.


Santa Aleide di Schaerbeek presso Bruxelles
monaca lebbrosa cistercense


San Damiano da Molokai
Martirologio Romano, 15 aprile: In località Kalawao sull’isola di Molokai in Oceania, beato Damiano de Veuster, sacerdote della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, che attese con tale dedizione all’assistenza dei lebbrosi, da morire colpito anch’egli dalla lebbra.


Padre Daniele da Samarate


Servo di Dio Daniele da Samarate
Felice Rossini (Daniele da Samarate), servo di Dio, missionario e apostolo dei lebbrosi, nacque a S. Macario di Samarate (Milano) il 15 giugno 1876 da Pasquale e Giovanna Paccioretti e il giorno seguente riceve il battesimo col nome di Felice. Il 15 gennaio 1890, entra tra i frati cappuccini di Lombardia nel convento di Sovere (Bergamo). È consacrato sacerdote a Fortaleza (Cearà) il 19 marzo 1899 e nel gennaio 1900 è destinato alla Colonia Agricola di S. Antonio do Prata (Parà) dove rimane - direttore illuminato, costruttore intraprendente, missionario infaticabile - fino al gennaio 1913. Durante questi anni di intenso apostolato fra quella gente assetata di Dio, contrae la lebbra. Di ritorno in Italia per consulte mediche, il 21 agosto 1909 fa sosta a Lourdes con immensa fede e riceve la grazia della perfetta conformità al progetto di Dio. Dopo una breve parentesi come parroco di S. Luis-Anil (Maranhão), il 27 aprile 1914 entra definitivamente nel lebbrosario di Tucunduba (Belém-Parà) dove rimane fino alla morte, servendo spiritualmente con zelo e grandi sofferenze i colpiti dalla sua stessa malattia. Muore santamente il 19 maggio 1924 a soli 48 anni, 26 dei quali passati in missione. È rimasta famosa e incide nel cuore dei suoi numerosi ammiratori e devoti la formuletta di ringraziamento da lui coniata negli ultimi anni della sua atroce malattia: "A Deus louvado" (Dio sia lodato). Il 4 luglio 1998 venne emanato il decreto di validità dei Processi diocesani, quello principale di Belem (Brasile) e quello rogatoriale di Milano.


beato Giovanni Beyzym

Beato Giovanni Beyzym.
Martirologio Romano, 2 ottobre: A Fianarantsoa in Madagascar, beato Giovanni Beyzym, sacerdote della Compagnia di Gesù, che svolse in tutta l’isola una fervida attività per i lebbrosi, che servì nel corpo e nello spirito con grande zelo di carità.




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 Bibliografia e Siti

  • AA. VV. - Biblioteca Sanctorum (Enciclopedia dei Santi) – Voll. 1-12 e I-II appendice – Ed. Città Nuova
  • C.E.I. - Martirologio Romano - Libreria Editrice Vaticana – 2007 - pp. 1142
  • Grenci Damiano Marco – Archivio privato iconografico e agiografico: 1977 – 2011
  • Sito Web di santibeati.it
  • Sito Web di wikipedia.org
  • Sito Web di newsaints.faithweb.com




santini e quaderno: SANTI e LEBBRA