del Cardinale Carlo Maria Martini
Per seguire il cammino di san Carlo verso la croce e la contemplazione del crocifisso, voglio citare ancora due omelie da lui fatte negli ultimi anni della sua vita.
La prima omelia che desidero ricordare è del 1583: «La meditazione della passione di Cristo renderà dolcissime le cose più dure, toglierà ogni difficoltà... Veramente felici coloro che hanno impresso nel cuore Cristo crocefisso, e non svanisce mai! Questa continua memoria è per loro uno scudo fortissimo e un'armatura contro tutti gli attacchi di Satana... Chi non sopporterà serenamente anche le cose più terribili pensando: Se sono cristiano, non dovrei essere seguace e imitatore di Cristo?.. Egli dalla passione e dalla morte passò alla gloria (è il tema della lettera ai Filippesi che abbiamo ascoltato come seconda lettura)... e io rifiuterò, prima della gloria, di patire qualcosa? Egli ha il capo trafitto dalle spine, mani e piedi trapassati dai chiodi... E io mi dedicherò tutto ai piaceri? O se sapeste, fratelli, come questa continua meditazione è per il demonio odiosa e terribile, vi applichereste sempre ad essa!... O felici coloro che in ogni istante custodissero la memoria di questa Passione che dà la vita! Oso dire che sarebbe loro, in qualche modo, impossibile peccare» (dall'Omelia 45 del 1583: Sassi, Sancti Caroli Borromei Homiliae, Milano 1747).
Vediamo come, in tutti questi anni, il tema della meditazione e della contemplazione della passione fosse entrato nel cuore e nella mente di san Carlo, così da costituire il suo riferimento fondamentale e da dar ragione all'iconografia e alle rappresentazioni artistiche che ce lo mostrano in pianto davanti al crocifisso o in contemplazione adorante del crocifisso.
La seconda omelia che voglio citare è del 1584, l'anno della morte del santo. Si domanda: «Perché non ci infiammiamo anche noi ardentemente per tanto misericordioso amore di Dio verso di noi? Perché, almeno, a tanta carità non rispondiamo con un'assidua contemplazione?». È l'invito alla contemplazione del Signore crocifisso.
«O noi felici se potessimo versare due o tre lacrime ogni giorno davanti all'immagine di Cristo Signore crocefisso!, dicendo: il Figlio di Dio innocentissimo, così tormentato, sputacchiato, trafitto dalla lancia, fu confitto per me malfattore, indegnissimo peccatore e vilissimo vermiciattolo, per la mia superbia, le mie pompe, la mia sfrenata licenza!».
Ed esortando i suoi figli esclamava: «Lasciate dunque, o figli, botteghe, officine, affari del secolo; giacché siete impediti dal lasciare del tutto la città, almeno lasciate queste cose per qualche poco tempo, affinché in questi sabati tutti insieme... ci dedichiamo alla meditazione della Passione di Cristo» (dall'Omelia 101 tenuta nel sabato della 2a settimana di quaresima del 1584: Sassi, Sancti Caroli Borromei Homiliae, Milano 1747).
Ci potremmo domandare quale sia l'origine interiore della devozione di san Carlo alla passione di Cristo, alla crocifissione del nostro Signore redentore.. A me pare che si debba approfondire e chiarire, per comprendere la forza e la potenza di questa omelia del 1584, una radice che è certamente paolina.
San Paolo che veneriamo qui, nella sua tomba, con le sue parole di contemplazione sulla croce e su Gesù crocifisso, è all'origine dell'atteggiamento interiore di san Carlo. Le parole di Paolo sono tuttavia mediate attraverso l'esperienza del mese di esercizi spirituali che, come ho ricordato ieri, san Carlo fece a Roma nell'estate del 1563, in preparazione alla sua prima messa. Negli esercizi meditò a lungo sulla passione del Signore, sia al termine della prima settimana, contemplando il crocifisso, vedendolo come davanti a sé e parlandogli a tu per tu, sia per l'intera terza settimana, dedicata totalmente alla contemplazione dei misteri della passione. Da quel periodo inizia la sua memoria, che diverrà poi continua, della passione del Signore come strumento di salvezza, forza nelle difficoltà, garanzia quasi egli dice - di impeccabilità.
Possiamo allora terminare con la preghiera che il santo fa nell'omelia della 3a settimana di quaresima del 1584: «Rimani con noi con la tua grazia, col tuo splendore, col tuo calore, o Signore Gesù. Rimani nei nostri cuori, nella nostra volontà e nell'intelligenza, nel più profondo della nostra memoria. Fa' che ci ricordiamo sempre di te, che siamo sempre memori della tua crudelissima Passione, che sempre, con gli occhi dell'anima e del corpo, ti contempliamo crocefisso» (dall'Omelia 102 tenuta nel sabato della 3a setto di quaresima del 1584: Sassi, Sancti Caroli Borromei, Homiliae, Milano 1747).
Chiediamo, in questo momento del giubileo e per intercessione di Maria addolorata, madre di Gesù e madre nostra, che sia data anche a noi la grazia della contemplazione del crocifisso affinché sia forza e nutrimento della nostra vita.
(dall’Omelia in s. Paolo fuori le mura 5 novembre 1983)