giovedì 4 settembre 2014

Giovedì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)





Oggi la Chiesa ricorda una delle sante che universalmente sono conosciute: Santa Rosalia vergine, eremita di Palermo.
La Santa è raffigurata con alcuni simboli (vestito da pellegrino, teschio, libro, bastone, serto di rose) che decrivono la sua vita, la cui sintesi è bene descritta dall’Apostolo Paolo nella sua lettera ai Corinzi, appena ascoltata: “voi siete di Cristo”.

La verginità di Rosalia, la sua povertà e la sua vita penitente ed eremitica dicono a noi dopo 854 dalla sua morte, avvenuta a Palermo il 4 settembre 1160, che la “Santuzza” come la chiamano i palermitana, si sentiva tutta di Gesù.



Il teschio che tiene tra le mani, a noi fa un po’ orrore, ma ci riporta all’affermazione di San Paolo: Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio.

Ma la sapienza di Dio, ciò che il mondo chiama stoltezza, che dobbiamo cercare?
È il Vangelo di oggi, la pesca miracolosa:
«Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
La sapienza di Dio è l’obbedienza alla sua parola, che deve diventare stile di vita.
Ecco perché la “Santuzza” ha un mano il libro della Parola di Dio, perché solo obbedendo a Gesù si può camminare in questo mondo ed essere un serto di rose del giardino del Cielo già su questa terra.


Signore Gesù,
riempici di stupore
come quel giorno sul lago di Gennèsaret.
Noi sappiamo di essere peccatori,
ma siamo certi che se rimaniamo
sulla tua parola
ci farai pesci della tua rete,
ci farai pescatori del tuo Regno.
Amen.

SAN LIBERATO AGOSTINIANO MARTIRE (2)





S. Liberato, frazione di Cantalice, è un piccolo centro di circa 500 abitan­ti ubicato al confine nord del comprensorio comunale. Il nome gli deriva dal Santo Patrono, abate agostiniano, a cui è intitolata la Chiesa parrocchiale costruita su una rupe spugnosa. Questa è di origine molto antica. Con il nome di oratorio o monastero, è citata nella bolla del 1153 del Papa Anastasio IV inviata al Vescovo di Rieti Dodone, in merito alla delimitazione dei confini dato che la diocesi era divisa politicamente tra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa; ancora per lo stesso motivo è menzionata nella bolla del 1182 del Papa Lucio III al Vescovo Benedetto. La Chiesa di S. Liberato, pur essendo sog­getta alla giurisdizione canonica della Diocesi di Rieti, come feudo era dipen­dente dall’Abbazia di Ferentillo in Val Nerina e godeva dell’esenzione da ogni gravame di tasse nei confronti di grandi e piccoli feudatari dal 1178, quando l’Imperatore Federico I di Svevia, prendendo sotto la sua protezione il Vescovo e la chiesa reatina, concesse tale privilegio

Questo certamente favorì il sorge­re di alcuni nuclei abitativi attorno al piccolo oratorio. Nei primi anni del 1600 fu elevata a parrocchia e, pur essendo ancora sog­getta all’Abbazia di Ferentillo, si trovava sotto la giurisdizione canonica della Diocesi di Cittaducale che si era formata nel 1502 con le chiese sottratte alla Diocesi di Rieti nella parte del Regno di Napoli. Dal 1818, soppressa la Diocesi di Cittaducale, ha fatto parte della Diocesi dell’Aquila per essere riannessa defi­nitivamente a quella di Rieti nel 1972.




Da qui si deduce che il Santo dell’omonimo borgo è l’abate agostiniano Liberato, così raffigurato nella statua posta nella nicchia a destra dell’altare.

Per possiamo dire che a San Liberato sono venerati due santi di questo nome.




Infatti a destra della suddetta statua è posta un’altra nicchia in cui sono custodite le reliquie, se pur poche, dei Santi Martiri Liberato, Aurelio e Felciano, estratte dalla catacombe di Ponziano, in Roma, e autenticate nel 1683 e solo in seguito donate alla Chiesa di S. Liberato.




Quindi si può capire che il piccolo borgo ha due patroni di nome Liberato: l’abate agostiniano Liberato, il cui culto è presente in altre località del centro Italia (es. Narni, Civita Castellana) e il martire romano Liberato, le cui reliquie sono presenti in parrocchia solo dopo il 1683.

Concludendo due notizie sul martire agostiniano.