domenica 14 ottobre 2012

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)




«Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Alla luce dello stesso Vangelo e delle altre letture possiamo affermare che Gesù è colui che rende possibile l’impossibile dell’uomo nel possibile di Dio.

Ma il possibile viene da Dio, solo a Lui tutto è possibile?
Gesù chi è?
“Maestro buono…” ma solo Dio è buono, dirà Gesù!
Hai forse scoperto la mia identità?
Certo noi sappiamo che Gesù ha detto: “Chi ha visto me ha visto il Padre”, cioè Dio!
Interessante è osservare in questo Vangelo che Gesù:
“Gesù fissò lo sguardo su di lui …”
“Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse …”
“Gesù, guardandoli in faccia, disse..”

Sembra quasi che non solo guarda, ma si pone nell’atteggiamento di essere guardato.
Guardami e vedrai il possibile di Dio che si realizza, perché chi ha visto me ha visto il Padre, Dio, a cui tutto è possibile.
Gesù è Colui che bisogna seguire, che va guardato come modello per realizzare il possibile di Dio.
Gesù è il buon maestro, che non si impone, ma che si propone come via da seguire, verità da vivere, come vita da amare.

Ma come vederlo Gesù?
Gesù è “La parola di Dio viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio” (che) “penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”: Gesù chiede di entrare nella vita fino alla sua essenza, nel più profondo del nostro essere.

È la Parola di Dio che mostra a noi oggi il volto di Gesù, il modello da seguire, da imitare: la Parola se accolta scava dentro di noi: come uno scalpello da scultore ripete in noi l’immagine di Cristo; come una goccia d’acqua sulla roccia della nostra umanità e la modella ad immagine di colui che è la pietra angolare su cui si deve fondare la nostra vita.

In questa prospettiva abbiamo la Sapienza e la ricompensa “già ora” e poi “la vita eterna nel tempo che verrà”.
Perche questa sapienza del vivere ci da una prospettiva di felicità ora e la felicità eterna “nel tempo che verrà”.

Dobbiamo guardare, seguire.
La nostra fede non una militanza, che prevede cosa da fare e da non fare, ma il fare e non il fare è dato dal seguire:
«Una cosa sola ti manca: … e vieni! Seguimi!».
Però bisogna abbandonare, affinché il passo sia libero e povero per il tuo regno.

E quali sono le ricchezze che l’uomo?
L’Io, i beni e gli affetti.

Nel seguire Gesù abbiamo la sapienza necessaria per dar il giusto valore ad ogni cosa e per camminare seguendo veramente il Signore.

Gesù è la Sapienza eterna incarnata: più preferibile a ogni bene materiale; amabile più della bellezza e della salute, perché in Lui viene donata ogni altra benedizione per vivere che è incalcolabile.

Gesù non chiede la povertà estrema, ma la sapienza nel vivere il rapporto con le cose secondo il Vangelo.
Infatti ci sono discepoli poveri e discepoli ricchi alla sequela di Cristo: pensiamo a San Francesco o i Beati coniugi Martin.

Gesù non chiede di non costruire relazioni umane, ma la sapienza di viverle secondo il Vangelo
Infatti ci sono discepoli celibi e discepoli coniugati alla sequela di Cristo: pensiamo ancora a San Francesco o i Beati coniugi Martin.

Gesù non chiedi di annientarci di fronte a Lui, ma la sapienza nel far diminuire il nostro Io affinché il suo Tu abbiamo spazio in noi. Infatti ci sono alla scuola di Cristo discepoli dotti, come S. Antonio da Padova, o semplici come S. Giuseppe da Copertino, che si auto definiva “fra Asino”.

In conclusione: per ereditare – cioè per essere della famiglia di Dio – bisogna guardare, seguire, il Maestro buono Gesù… buono perché a Lui il Padre ha svelato e ha chiesto di svelare la via che ci riconduce alla piena felicità “già ora, in questo tempo, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”.

«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». … Seguimi!»